RELATORE ONU CONTRO AUDIENCIA NACIONAL

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Gara.La quindicesima sessione del Consiglio dei Diritti Umani, che si conclude oggi a Ginevra, ha analizzato il dossier realizzato da Martin Scheinin, relatore dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, nel quale si mette in discussione la legalità dell’ Audiencia Nacional spagnola e l’isolamento applicato agli arrestati baschi argomentando che pregiudica i diritti e libertà fondamentali.

Il Governo spagnolo ha inviato all’ultima sessione della Comissione dei Diritti Umani un dossier nel quale “lamenta che, nonostante l’intenso dialogo mantenuto e la totale cooperazione offerta”, alcune delle valutazioni che realizza Scheinin “non corrispondono alla realtà della laota contro il terrorismo, ne al sentire condiviso della società spagnola”.

Assicura la nota che le sue proposte “sono carenti di rigore” e “credibilità”.

Madrid afferma che l’arresto “in isolamento” che si applica agli arresti baschi si realizza “con tutte le garanzie processuali” e che l’isolamento obbedisce al fatto che “in questo paese c’è un terrorismo attivo”

Allo stesso tempo manifesta che la raccomandazione di sopprimere l’Audiencia Nacional si basa “su quelle valutazioni e raccomandazioni del Relatore che pretendono metter in discussione il quadro legale e istituzionale sul quale si articola l’attuazione dello Stato democratico nella lotta contro il terrorismo”.

Mette in discussione anche il riferimento alla definizione del delitto di “terrorismo”. “Il Governo spagnolo non comprende che la definizione internazionale di delitto di terrorismo sostiene l’argomentazione del Relatore, quando la stessa comunità internazionale non è riuscita a definire il delitto, ne comprende, che sia il mandato del Relatore proporre tale definizione”.


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Dopo quello del 29 giugno contro la riforma della legge sul lavoro, le organizzazioni sindacali basche ELA, LAB, EHNE, HIRU, ESK, che rappresentano la maggioranza sindacale nelle province basche, hanno promosso un nuovo sciopero generale contro la riforma delle pensioni che in questi giorni è oggetto di un serrato dibattito tra Governo, sindacati, UGT e CCOO, e CEOE, l’associazione industriali spagnoli. Come scrive Joserra Bustillo su Diagonal “ le ragioni dell’opposizione alla riforma si centrano su tre aspetti essenziali: l’ampliamento del computo per calcolare il valore della pensione da 15 a 20 anni; l’ampliamento del periodo contributivo per ricevere la pensione completa da 35 a 40 anni e l’aumento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni. Inoltre le organizzazioni che hanno promosso lo sciopero respingono i limiti posti ai prepensionamenti, il congelamento delle pensioni per il 2011 o la promozione che si sta facendo delle assicurazioni private con la possibilità che migliorino ancor più le loro agevolazioni fiscali”. E’una agenda separata, ormai quella della maggioranza sindacale basca.UGT e CCOO hanno scelto di fatto dal 1977 con i Patti della Moncloa, la politica di concertazione lavorando, in questi ultimi anni, per la creazione di “contratti collettivi nazionali superando quelli esistenti provinciali che, nel contesto spagnolo, significherebbero  annullamento della maggioranza sindacale basca che dagli anni 90 ha rappresentato una spina nel fianco alle politiche neoliberiste dei diversi Governi spagnoli ed autonomi baschi. 

Un ruolo quello sindacale che è stato stigmatizzato dal “ministro” degli Interni del Governo autonomo basco, il socialista,  Alfonso Ares, il quale contestando la nacessita dello sciopero generale ha accusato “ELA e LAB di voler essere l’avanguardia nella lotta al Governo basco”. Di certo questa mobilitazione generale sta trovando considerevoli consensi. Scontata l’adesione delle forze politiche per la sovranità e progressiste basche come Eusko Alkartasuna, Alternatiba, Aralar e Sinistra Indipendentista. Quest’ultimo movimento nel dare l’appoggio allo sciopero sottolinea che “l’attuale riforma delle pensioni non risponde ad alcuna logica economica ne sociale. Non pretende garantire le pensioni ne dei più giovani ne delle persone anziane, solo vogliono che le banche facciano affari con le nostre pensioni”. Del resto lo stesso Emilio Botin, presidente del Banco de Santander, la principale holding finanziaria dello Stato spagnolo che nel 2009 chiuse con un utile di quasi 9 miliardi di euro, ha più volte affermato la necessita della riduzione delle spese dello stato, e della riforma delle pensioni che assieme alla “contrattazione collettiva centralizzata” sono “misure necessarie e opportune”. Che la grande banca faccia sentire la sua voce condizionate non è una novità ma in questa epoca di crisi questa azione diventa una necessita. Come ricorda Miren Etxezarreta, cattedratica emerita di Economia Applicata de la UAB, “ Il settore finanziario fu il causante immediato dell’ incendio e  adesso i finanzieri comandano: i grandi agenti economici dettano le politiche”

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