LEYLA ZANA: L’AUTONOMIA CHE VOGLIAMO

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Leyla Zana candidata indipendente del blocco Lavoro, Democrazia e Libertà per Diyarbak?r, ha risposto alle dichiarazioni del leader del CHP (Partito Repubblicano del Popolo), Kemal K?l?cdaroglu circa l’Autonomia regionale, elencando le tre condizioni poste dal movimento kurdo: “come i loro figli, i nostri bambini riceveranno anche l’istruzione nella lingua madre. La nostra bandiera gialla, rossa e verde sarà accanto alla loro bandiera. Non manchiamo di rispetto a nessuna bandiera, ma vogliamo i nostri colori accanto ai loro. Negli affari interni ed esterni, decideremo e ci muoveremo insieme, ma nelle questioni interne noi ci autogoverneremo. Ogni città avrà un consiglio di autogoverno. Questo non è un sogno ma la via per una vita vera. L’auto-governo è un nostro diritto”.


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Who is the greenest ? Or, who wants peace

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It would be somehow funny, if indeed the issues were not so serious, to sit and listen to PM Erdo?an delivering one of his “inspired” speeches over current issues. Take for example his latest remarks on what he called “the solution process” (i.e. the process for a solution to the Kurdish issue) and the protests by Middle Eastern Technical University in Ankara.

On the “solution process”, Erdo?an pronounced the following quite threatening words: “The side to break the process will pay the price” and added: “We will never be the side to break it”. Now, a smile would shape the lips of everyone even not so familiar with the current state of affairs on the Kurdish question. Because indeed it is clear that while the Kurds (be it the PKK with its ongoing ceasefire, or the BDP with its ongoing proposals and attempts to break the deadlock) keep moving and trying to revive the process times and times agains, the government has chosen – to use en euphemism – a “waiting attitude”.

The question is, waiting for what ? As Godot will not turned up, clearly the government is trying – by stretching things to the limit – to push the Kurdish side into some kind of action which Erdo?an could finger at as “leaving the table”. The problem is that at present there is no “table”. And consequently no table to abandon.

ABDULLAH OCALAN: TIME FOR PEACE

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Il nostro G8 (NoTav a Genova)-Nicoletta Dosio (movimento No Tav)

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 InfoAut. A Genova, il 22 luglio 2001, ci andammo anche noi, quasi un migliaio di persone, dalla Valle di Susa. Era il giorno dopo l’assassinio di Carlo. La nostra opposizione al TAV durava già da oltre dieci anni. Andammo a Genova contro i potenti della Terra, contro quei grandi interessi che, in nome del profitto, volevano trasformare i luoghi della nostra esistenza in corridoi di traffico per le merci e i viaggiatori del mercato globale, desolati inferni di ferro e cemento, dove tutto passa e nulla rimane, negati agli esseri viventi, alla socialità, al lavoro buono e liberato

Ci andammo anche contro la repressione, le cui immagini ci venivano rimbalzate dai telegiornali. La notizia del giovane ammazzato dalle “forze dell’ordine” aggiunse dolore, indignazione e partecipanti al nostro viaggio .

Tra di noi non c’erano solo militanti, ma anche e soprattutto persone comuni, quelli che, attraverso la lotta contro il TAV, avevano acquisito forza , consapevolezza e generosità.

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