VINCONO SINN FEIN E DUP NEL NORD IRLANDA

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L’astensionismo l’ha fatta da padrone nelle elezioni per il Nord Irlanda. Secondo dati finali si è recato alle urne il 54.5% degli elettori (le precedenti elezioni per l’Assemblea nel 2007 avevano visto un’affluenza del 62.9%). Risultati parziali perché l’altro aspetto che ha dominato queste elezioni è stato il caos nello spoglio. ?Quanto ai deputati, DUP (Democratic Unionist Party) e Sinn Fèin si sono contesi la maggioranza dei 108 seggi che compongono l’Assemblea per il Nord Irlanda. ?In testa il DUP, che si conferma il partito unionista di maggioranza in Nord Irlanda e anche il primo partito nell’Assemblea. Avrà dunque il diritto di eleggere nuovamente il primo ministro. Secondo il Sinn Fèin che potrà contare sul vice premier. Insomma situazione immutata rispetto alla precedente Assemblea.?Sia il DUP che il Sinn Fèin hanno aumentato i loro voti, grazie anche al forte astensionismo. In particolare si sono astenuti gli elettori unionisti come rivela il tonfo dell’Ulster Unionist Party. ?Il caos però ha caratterizzato lo spoglio delle schede. Oltre al rinnovo dell’Assemblea per il Nord si rinnovavano anche i consigli comunali e si votava per il referendum sulla riforma elettorale. ?Lo spoglio è cominciato tardissimo venerdì mattina (si è votato giovedì). Panico per centinaia di schede che risultavano ‘disperse’ e che sono state recuperate inzuppate d’acqua. Gli scrutatori hanno perso ore a asciugare le schede con degli asciugacapelli facendo slittare ulteriormente l’inizio del conteggio. ?Sabato notte a spoglio finalmente concluso la nuova Assemblea per il Nord d’Irlanda appariva assai simile a quella appena decaduta. Con i due partiti di maggioranza usciti entrambi rafforzati. ?Il DUP infatti è arrivato a 38 seggi (ne aveva 36). Il Sinn Fein ha raggiunto quota 29 (aveva 28 deputati). Collasso per l’Ulster Unionist Party che si ferma 16 seggi (nel 2007 ne aveva 18), per il Social Democratic and Labour Party con 14 seggi (ne aveva 16 nel 2007). Meglio è andata all’Aliante Party con 8 seggi (ne aveva 7). In termini percentuali i due partiti di maggioranza del governo condiviso del Nord si attestano sul 29.9% il DUP e 26.9% il Sinn Fèin. ?Con questi risultati Peter Robinson, attuale primo ministro unionista sarà riconfermato. E infatti ieri era particolarmente in forma. “Questo successo – ha detto – significa solo una cosa, che la gente apprezza la strada che abbiamo imboccato. La gente vuole vedere una comunità unita, una società unita nella condivisione del governo pur mantenendo le proprie differenze”.?Anche il Sinn Fèin ritornerà a Stormont con il suo vice primo ministro. Martin McGuinness ha detto di voler però vedere “una maggior cooperazione in questa nuova legislatura da parte dell’Ulster Unionist Party e dello SDLP”, una stoccata ai due partiti del governo condiviso usciti malconci da queste elezioni. “Poco collaborativi”, ha detto McGuinness “e per questo puniti dai loro elettori. Mi auguro che imparino la lezione. Se possiamo governare insieme – ha aggiunto ironizzando sulle non poche difficoltà di un governo condiviso – io e Peter Robinson, sono convinto che possano farlo anche loro”.?Soltanto dopo lo scrutinio delle schede per il rinnovo dell’Assemblea per il Nord verranno aperte le urne per lo spoglio delle schede per il rinnovo dei consigli comunali. Sarà interessante vedere i risultati delle amministrative. Anche considerata la bassa affluenza alle urne. Per quanto riguarda il referendum sulla modalità di elezione dei parlamentari a Westminster, gli elettori del nord Irlanda hanno votato per mantenere l’attuale sistema del ‘chi primo arriva passa’ seppure di misura (56.3%) rispetto al nuovo sistema proposto.


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LA NATO FUGGE DALLA PROPRIA MISSIONE – Thierry Meyssan

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Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

Reseau Voltaire. Dopo 150 giorni di bombardamenti, la NATO ha raso al suolo numerose infrastrutture, ma non ha ancora ottenuto un risultato effettivo. Questo insuccesso è imputabile all’assenza di una riflessione strategica preliminare. La NATO ha creduto di poter applicare in Libia il metodo classico che aveva concepito per altri scenari naturali. Si trova smarrita di fronte a un caso particolare. La più grande alleanza militare della Storia, che era stata formata per affrontare l’URSS e che poi aveva sognato di diventare il gendarme del pianeta, non ha azzeccato la sua riconversione.

Una vittoria o una disfatta militare si giudicano dagli obbiettivi di guerra che si erano prefissati. Nel caso dell’intervento della NATO in Libia, c’era un mandato delle Nazioni Unite, la protezione dei civili, e un scopo, allo stesso modo ufficiale ma fuori dal mandato, quello di cambiare il regime politico il paese. 

Dopo quasi 150 giorni di guerra, la NATO non è riuscita a scuotere le istituzioni libiche. Tenuto conto della sproporzione delle forze, bisogna ammettere l’insuccesso militare e farsi delle domande sulla strategia adottata.

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