Speaking to Yeni Özgür Politika daily about the Kurdish National Congress, and the reasons for its repeated postponement, KCK (Kurdistan Communities Union) Executive Council co-president Cemil Bay?k said that the KDP’s (Kurdistan Democrat Party) refusal of the co-chair system, and south and north Kurdistan’s insistence on having an equal number of delegates constituted an obstacle to the gathering of the Congress.
Bay?k underlined that the Congress should be grounded on not impositions but on a democratic model which -he said- is a platform above parties and should represent all tendencies in a democratic way.
Referring to the attitude of the KDP which -he said- refused the co-chair system and insisted on the presidential system, and south and northern Kurdistan’s demand to have equal number of delegates to the Congress, Bay?k underlined that; “This makes no sense and cannot be fair. We have already highlighted our suggestion that all decisions must be made on the basis of an agreement by all sides. Southern Kurdistan’s demand to have equal number of delegates with northern Kurdistan indicates a different intention”.
Bay?k remarked that some international and regional powers, including some Kurdish circles, didn’t want the gathering of the Kurdish National Congress in a way different than what they demand.

Oscurato dall’ondata (improvvisa?) di rivolte popolari nel Magreb e mondo arabo il processo politico basco continua sulla difficile strada della democrazia, una democrazia politica ancora da costruire. Sortu, la nuova formazione politica nata dal dibattito interno alla sinistra indipendentista basca è una dimostrazione di forza. La forza di accettare un terreno, quello imposto dalla legge spagnola sui partiti del 2002, che con l’avvallo del Tribunale Per i Diritti Umani di Strasburgo conferma come le politiche securitarie che dominano l’azione degli Stati nel mondo, abbiano condizionato la giurisprudenza spostando l’ago della bilancia verso un arretramento nelle conquiste dei diritti civili che faticosamente erano state raggiunte dopo decenni di battaglie in Europa. Sortu è di fatto la dimostrazione che sul terreno politico la sinistra indipendentista è pronta a lanciare la sfida democratica del confronto tra diverse, e in alcuni aspetti antagoniste, opzioni politiche. Lo fa assumendo il “rifiuto di qualsiasi forma di violenza a sostegno di un progetto politico, inclusa quella di ETA”. Una dichiarazione contenuta nei suoi statuti che è unica nel suo genere. Nessuna forza politica si è assunta questa responsabilità di dichiarare formalmente questa considerazione della violenza politica. Cosa impossibile del resto. PSOE e PP con il loro bagaglio di “violenza per imporre le proprie opzioni politiche” passate e presenti GAL e franchismo, Iraq, Afganistan tanto per citarne alcune non possono permettersi di sostenere quanto la sinistra indipendentista basca ha fatto.
