MADRID HA PAURA DELLA POLITICA DI SINISTRA E INDIPENDENTISTA BASCA

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Il giorno dopo la illegalizzazione delle 250 liste elettorali Bildu e le reazioni politiche conseguenti si possono avanzare alcune ipotesi sul perché di questa decisione e quali scenari si aprono.

Uno dei temi ricorrenti e che sono stati oggetto della contesa politica è il ruolo della magistratura, del governo e delle forze politiche.  Zapatero e Rubalcaba hanno insistito nel dire che la decisione spetta ai tribunali e che non è una decisione politica ma giuridica. In realtà le leggi su cui si basano i giudizi dei tribunali sono elaborate discusse e approvate dalle forze politiche e al di là delle interpretazioni che i magistrati ne fanno lo “spirito” di queste normative favoriscono una interpretazione restrittiva o estensiva. E proprio sull’argomento solo alcuni mesi fa PSOE e PP hanno approvato una riforma della libertcida Legge sui Partiti, in senso estensivo. Inoltre quando il Governo socialista afferma che non è una decisione politica non dice che questa decisione giudiziaria non sarebbe possibile se i due organi dello Stato, ma dipendenti dal Governo come l’Avvocatura e la Procura Generale, non avessero avanzato la richiesta d’impugnazione dinnanzi al tribunale Supremo e che questa iniziativa è stata promossa dal Governo Zapatero dopo un accordo in tal senso con il Partito Popular rappresentato dal responsabile della giustizia Trillo.

Sul giudizio tecnico della sentenza poi le opinioni sono diverse anche se come nel caso della illegalizzazione del partito Sortu,  a paventare che ci sia una natura inquisitoria e quindi un input fondamentalmente politico lo si deduce dal parere contrario alla illegalizzazione espresso da sei giudici dei 16 che compongono la sala del Tribunale Supremo. In esso si legge che la presunta natura e promozione ad opera di ETA delle liste di Bildu, il teorema che sta alla base dell’ impugnazione,  che si basava su documenti “con date diverse e diversi autori (anche se alcuni non hanno ne data ne autore) e anche di diversa origine”, nasce “da una determinata interpretazione di questi documenti che è guidata dal evidente obiettivo di dimostrare l’ipotesi di lavoro adottata a priori” . Del resto il ministro degli Interni e vice presidente del Governo Rubalcaba, il ministro di Giustizia Francisco Caamaño, e quello alla presidenza, il basco Ramon Jauregui lo stanno ripetendo da settimane che Bildu non sa da legalizzare.

Una altra questione che ne apre molte altre è la natura di Bildu e la sua composizione ovvero l’essere una colazione di due forze politiche legali, Eusko Alkartasuna e Alternatiba, un scissione di Izquierda Unida della CAV, che storicamente hanno “condannato ETA e la sua strategia”,  più gli indipendenti che sono espressione della sinistra indipendentista che non ha voce. Questa coalizione è stata resa possibile per la scelta della sinistra indipendentista di proseguire il cammino verso un processo democratico nel cui ambito sviluppare la proposta per l’indipendenza e il socialismo, attraverso strumenti esclusivamente politico pacifici rifiutando nella teoria e nei fatti il mantenimento della giustificazione della strategia politico militare. Ma anche per i gesti che in questa direzione ha fatto ETA in questi mesi, come la dichiarazione di alto al fuoco “generale, unilaterale e verificabile” e in particolare la lettera inviata alle associazioni degli industriali della Navarra  e della Comunità Autonoma in cui si annuncia la fine dell’imposta rivoluzionaria, vale dire le estorsioni fatte da ETA per il proprio autofinanziamento nei confronti di impresar. Questa presa di posizione della sinistra indipendentista ha favorito l’accordo strategico con EA e Alternatiba che da parte loro hanno abbandonato la via prettamente autonomista seguita fino ad ora. E’ quindi Bildu una coalizione che agli occhi della maggioranza della società basca ottempera in pieno a quanto stabiliscono le leggi spagnole e quindi la sua illegalizzazione è vista come una rivelazione della volontà politica di Madrid di impedire la partecipazione alla vita politica di un settore politico importante della società basca. Un sentimento che è stato percepito anche dal Governo Autonomo basco guidato dal socialista Patxi Lopez che prima della sentenza aveva dichiarato che la “schiacciante maggioranza della popolazione basca sa che Bildu non è una creazione di ETA”.

Cio non toglie che questa proscrizione potrebbe, visto che ancora manca la decisione del Tribunale Costituzionale prevista per venerdì e che potrebbe capovolgere la situazione, scatenare appetiti elettorali che vista la storia recente  non sono fuori luogo. E’ vero che c’è stata una reazione unanime delle forze politiche e sociali basche anche se l’ipotesi di un ritiro dalle elezioni, paventata come la più radicale, è stata scartata. Il PNV ha annunciato ieri la sospensione di tutti gli accordi con il Governo Zapatero, intendendo però quelli futuri. Ovvero nulla cambia nella sostegno e condivisone del PNV alle politiche neoliberali del Governo spagnolo in cambio del passaggio di competenze alla CAV, previste del resto dallo Statuto di Autonomia del 1980!!,. Questa minaccia e la implicita radicalizzazione del suo discorso necessitano concretezza. Storicamente il PNV radicalizza in senso nazionalista il suo discorso in prossimità della elezioni ma poi prevale sempre la realpolitik e gli interessi politici e economici delle sue lobbie. Un esempio è l’opposizione del PNV alla Legge sui Partiti. In realtà quando nel 2007, la sinistra indipendentista con  ANV riuscì a presentare liste elettorali, nei comuni dove queste vennero prescritte ma ottennero comunque la maggioranza dei voti, il PNV si oppose in modo ferreo a dare un governo democratico al municipio nonostante esistessero gli strumenti legali per farlo, il caso di Ondarroa è uno di questi. Lo stesso ex presidente del PNV Xabier Arzallus, che rivestiva quella carica nel 2002, in una intervista apparsa domenica sul quotidiano Gara ha detto che  “non fummo sufficientemente contundenti quando venne approvata le legge sui partiti”. PSOE e PP da parte loro vanno a nozze con una situazione di questo tipo nelle province basche che ha dato il governo autonomo e ne potrebbe dare anche in molti municipi a forze minoritarie come sono il PSOE e PP nella CAV. Ciononostante alcune voci continuano chiedere lungimiranza di vedute. Il sindaco di San Sebastian Odon Elorza, ha ribadito il suo rifiuto di questa decisione definendola un “errore” mentre il Partito Socialista de Catalunya ha definito “non adeguata” la sentenza del Tribunale supremo.

Chi sta dimostrando di stare con i piedi per terra ma per spiccare un volo politico lungimirante e ambizioso è proprio la sinistra indipendentista in tutte le sue espressioni.   Quella illegale ha detto a chiare lettere che nemmeno queste decisioni politiche, indicando nel PSOE il responsabile, faranno retrocedere dal cammino intrapreso, mentre Bildu ha riaffermato la sua volontà di proseguire annunciando un possibile ricorso in Europa per invalidare le elezioni nel caso in cui anche il Tribunale Costituzionale confermasse la sentenza del Supremo. Pero un dato significativo e innovativo per la politica non solo del Paese basco,  di Bildu e della sinistra indipendentista è la capacita di rinnovamento nonostante il maglio della repressione e l’età media molto bassa dei candidati. Questa aria fresca nella politica basca è la vera “minaccia”, come ha hanno scritto per giustificare la proscrizione i magistrati del Tribunale Supremo, per la “democrazia”, quella imposta con cannoni e fucili, che celebra le guerre e l’omicidio come giustizia universale, che impone il dominio delle oligarchie finanziarie ed economiche, che rende i cittadini sudditi del villaggio globale. La partita che si sta giocando nel microcosmo politico basco spagnolo ha un importanza che travalica i suoi confini. E’ quella del pretesto “della lotta al terrorismo” per imporre la negazione del diritto e della giustizia. Ma sembra che di questo se ne accorgano in pochi.

 


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