ETA: PROCESSO DEMOCRATICO UNICA OPZIONE

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In un comunicato in lingua basca pubblicato oggi dal quotidiano basco Gara, Eta sottolinea che è arrivato il momento di prendere l’iniziativa e plaude al lavoro della sinistra basca. “La sinistra indipendentista, – si legge nel comunicato – motore della lotta di questo popolo, ha parlato, e Eta fa proprie le sue parole. Non possiamo rimanere fermi a guardare il nemico, è giunta l’ora di prendere l’iniziativa e agire, anche adesso. In questo momento in cui il nemico sferra il suo attacco più duro non possiamo rimanere fermi in una posizione di mera resistenza. Dobbiamo rispondere con quella capacità di iniziativa che vorrebbero soffocare. Sicuramente più che resistere alla repressione, la nostra forza risiede nella lotta politica. Le ragioni del nemico si riducono a niente davanti alla Sinistra Indipendentista nel dibattito politico”. Il comunicato di Eta giunge dopo la dichiarazione della sinistra indipendentista basca, annunciata a Venezia e nei Paesi Baschi il 14 novembre scorso. Da allora nei Paesi Baschi è in atto una consultazione tra la base e la popolazione sui principi del documento. Nella dichiarazione del 14 novembre, definita ‘un primo passo per il processo democratico’, la sinistra indipendentista sosteneva tra le altre cose ” che lo strumento fondamentale per la nuova fase politica è il processo democratico e la sua messa in moto, una decisione unilaterale della sinistra abertzale. Per il suo sviluppo si cercheranno accordi bilaterali o multilaterali; con gli attori politici baschi, con la comunità internazionale e con gli stati per il superamento del conflitto. In definitiva il processo democratico è la scommessa strategica della sinistra abertzale per ottenere il cambiamento politico e sociale”. Nel suo comunicato Eta sostiene che il processo democratico diventerà “il centro della lotta da sviluppare in futuro dalla sinistra indipendentista”, e aggiunge che ciò significherebbe “la democratizzazione di una situazione politico-giuridica di oppressione; il superamento in termini democratici, del conflitto politico; la valorizzazione dei diritti nazionali di Euskal Herria ed i diritti civili e politici dei suoi cittadini; portare Euskal Herria in uno scenario di autodeterminazione in modo graduale, regolato e condiviso; dotare di meccanismi giuridici-politici il nostro popolo per poter passare, cosi da una situazione di oppressione ad una di riconoscimento”. Partendo dall’affermazione che “il processo democratico non è la migliore opzione, bensì l’unica”, Eta ribadisce che “dobbiamo comprendere che la sua principale garanzia è il nostro popolo. Perché solo con la forza e la spinta del nostro popolo i potrà aprire, costruire e portare fino in fondo questo processo”. Dalle esperienze passate si devono trarre, scrive Eta, due lezioni: “se non ci sarà questa attivazione popolare, il processo democratico non avanzerà”, ma non sarà possibile nemmeno senza la partecipazione dello stato spagnolo. “Se il processo democratico – insiste Eta – deve svilupparsi con mezzi democratici e senza ingerenze, come crediamo anche noi,  anche l’ingerenza e la violenza dello stato devono cessare”. Il comunicato si conclude sottolineando che “la vittoria sta nella lotta e vogliamo invitare il nostro popolo e ogni cittadino a organizzarsi e lottare, a essere protagonista nella liberazione del nostro popolo”.

Leggi l’articolo di Gara

http://www.gara.net/paperezkoa/20100117/177657/es/ETA-hace-suyos-planteamientos-expresados-izquierda-abertzale


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RES PÚBLICA ha ottenuto una intervista in esclusiva con Arnaldo Otegi. In carcere dal 13 ottobre del 2009 accusato assieme ad altri  otto esponenti della sinistra indipendentista di contribuire alla elaborazione del documento di discussione nella sinistra indipendentista che è stato approvato alcune settimane fa. In esso si sancisce le vie esclusivamente politiche e democratiche per la costruzione, senza alcun tipo di violenza ed ingerenze, di un processo democratico. Un altro punto qualificante del documento è la creazione di un polo progressista e di sinistra indipendentista.

D: Il Tribunale di Strasburgo ha sancito l’illegalizzazione di Batasuna approvando, di fatto la Ley de los Partidos. A cosa attribuisce questa decisione? E’ la giustizia della Unione Europea cosi politicizzata come lo nello Stato spagnolo?

R: In primo luogo dobbiamo segnalare che se anche è vero che ci ha deluso profondamente questa decisione, è una decisione che ci aspettavamo. Ci ha deluso, in primo luogo, perché giuridicamente è una sentenza povera, poco argomentata e che ha sorpreso molti esperti in diritto per la sua scarsa costruzione giuridica, un fatto non abituale nella Corte di Strasburgo. Questo dato e che non fosse stata accettata per essere discussa nella Grande Camera (composta da 17 giudici ndt), nonostante fosse stata la stessa sezione del tribunale che decise di accogliere la denuncia a proporre  il trasferimento della causa alla Grande Camera vista la sua importanza (fatto questo a cui si oppose il regno di Spagna), ci porta a dire che ci sono state grandi pressioni da parte dello Stato spagnolo che hanno potuto influire in questa decisione. Noi sappiamo che per lo Stato spagnolo il conflitto politico basco è la principale questione di stato incluso a livello internazionale. Inoltre lo Stato spagnolo non è uno Stato che si caratterizzi per il suo rispetto verso istituzioni internazionali ed i principi d’indipendenza dei poteri giudiziari etc. Il profilo delle persone che abitualmente vengono nominate come giudici della Corte di Strasburgo lo testimonia; l’attuale giudice prima di essere nominato aveva collaborato con il PSOE o la Fondazione per la Libertà. Ed il suo predecessore era stato in precedenza rappresentante dello Stato nella Corte. Certamente non va a nominare giudici di riconosciuto prestigio ed imparzialità per esercitare una carica come è il caso di altri stati con un’ ampio trascorso democratico. Inoltre il fatto che non si senta vincolato dalle decisioni della

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