PRIGIONIERI POLITICI BASCHI IN LOTTA
Il chapeo, è la prima forma di lotta che dall’11 gennaio, il collettivo di prigionieri politici baschi EPPK, ha annunciato attraverso un comunicato fatto pervenire al quotidiano basco Gara. Si ratta di una forma di disobbedienza civile che i circa 740 prigionieri politici baschi detenuti nelle carceri spagnole e francesi, attueranno attraverso il rifiuto di uscire della loro cella per tutto l’arco della giornata. Un’azione che comporta gravi conseguenze sia per i detenuti che per i loro famigliari. Nonostante i regolamenti carcerari si differenzino sia nello stato spagnolo come in quello francese, la conseguenza comune sarà che i detenuti politici baschi non comunicheranno con nessuno durante il perdurare di questa forma di protesta. Perderanno la possibilità delle ore d’aria, cosi come di svolgere attività nei laboratori se ne erano autorizzati. Allo stesso tempo non potranno comunicare tra loro. I prigionieri politici baschi perderanno il turno delle visite e dei vis a vis se coincideranno con il periodo della protesta. Non faranno nemmeno telefonate quei prigionieri che ne avevano diritto. Stessa cosa per la posta e per i giornali che solitamente vengono consegnati in apposita sala. Anche il cibo subirà limitazioni per tutti quei prigionieri che mangiavano nella mensa. Il cibo disponibile sarà quello comprato anteriormente nell’economato della prigione. Questa azione comporterà probabilmente delle misure disciplinari poiché infrangerà alcune norme del regolamento interno del carcere.
I prigionieri politici e le prigioniere politiche basche incarcerati nelle prigioni spagnole e francesi a partire da gennaio, hanno iniziato una nuova lotta che si articolerà in varie fasi durante tutto l’ anno contro la politica carceraria dei governi spagnolo e francese. L’annuncio lo ha fatto il Collettivo dei Prigionieri Politici baschi (EPPK), che rappresenta circa 740 detenuti nelle carceri spagnole e francesi, in un comunicato inviato al quotidiano basco Gara. La mobilitazione era stata annunciata nelle settimane scorse e arriva pochi giorni dopo la grande manifestazione svoltasi a Bilbao (40 mila persone) promossa dall’associazione dei familiari dei detenuti politici baschi, Exerat, che in un primo mento era stata proibita dal Tribunale speciale dell Audiencia Nacional ma che è stata resa possibile da un’altra convocazione questa volta promossa dalle formazioni politiche progressiste basche. Nel documento pubblicato dal quotidiano GARA l’ EPPK sottolinea che la mobilitazione ha come obiettivo quello “di denunciare le aggressioni e violazioni che subiscono prigionieri baschi ed i loro familiari, cosi come quelle dirette contro le iniziative di solidarietà che si manifestano elle strade e nella piazze del Paese basco” in riferimento, tra l’altro, alla proibizione di esporre fotografie dei prigionieri o manifestare rivendicazioni politiche. Allo stesso tempo l’EPPK afferma che “queste misure coercitive si inseriscono in un giro di vite che il Governo sta adottando per condizionare l’apertura di un nuovo ciclo politico. Per questo”, si sottolinea nel documento, “è necessario mettere in moto un processo democratico forte che inverta la situazione politica per impedire che questa politica governativa condizioni il processo di liberazione nazionale”. L’ EPPK ricorda come in questi ultimi mesi sono già state messe in atto iniziative di lotta per denunciare “le perquisizioni corporali a cui sono sottoposti i nostri famigliari cosi come la scomparsa del militante di ETA Jon Anza,” scomparsa avvenuta in Francia 6 mesi fa per la quale la sinistra indipendentista basca accusa il governo spagnolo. Le iniziative di lotta comprenderanno scioperi della fame e ad atti di disobbedienza civile. Oltre alle rivendicazioni di carattere generale, l’EPPK avanza richieste concrete: “L” immediata liberazione dei prigionieri che hanno già superato la pena emessa nel processo; l’immediata liberazione dei prigionieri in situazione di accedere alla libertà condizionale; l’immediata liberazione dei prigionieri che si trovano in gravi condizioni di salute”. Inoltre si chiede che “i detenuti che si trovino da soli in carcere siano riuniti con altri membri del collettivo.” L’EPPK ricorda che la rivendicazione fondamentale è il riconoscimento dello status di prigionieri politici e che i detenuti politici baschi devono essere riuniti nelle carceri in territorio basco per porre fine alla politica di dispersione – 580 detenuti politici baschi sono reclusi in 45 carceri disperse sulla geografia della stato spagnolo mentre gli altri 166 sono detenuti in 31 carceri francesi. Nel documento diffuso dal quotidiano basco gara L’EPPK annuncia anche “che cinque prigionieri politici baschi non hanno rispettato la disciplina e quindi non hanno più il sostegno del collettivo.” Ogni loro dichiarazione, si afferma, sarà a titolo personale.
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