APPOGGI INTERNAZIONALI PER LA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO

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Dichiarazione di leader internazionali nella Risoluzione di Conflitti e Processi di Pace

Noi, sottofirmatari, diamo il benvenuto ed elogiamo i passi proposti e il nuovo impegno pubblico della Sinistra Indipendentista con i mezzi “esclusivamente politici e democratici” e una “totale assenza di violenza” per conseguire i suoi obiettivi politici.

Pienamente realizzato, questo impegno può essere un passo fondamentale per porre fine all’ultimo conflitto in Europa.

Prendiamo atto delle aspettative che i prossimi mesi possano aprire il passo ad una situazione dove l’impegno per mezzi pacifici, democratici e no violenti si converta in una realtà irreversibile. Per questo, facciamo un appello a ETA affinché appoggi questo impegno dichiarando un alto al fuoco permanente e completamente verificabile.

Tale dichiarazione, dovutamente risposta dal Governo spagnolo, permetterebbe che i nuovi sforzi politici e democratici avanzino, le differenze siano risolte e si raggiunga una pace duratura.

FIRMATARI:

Fondazione Nelson Mandela (con un annesso che il documento concorda con il pensiero del suo fondatore)

-Archivescovo Desmond Tutu: Nobel per la Pace. Sud Africa.

Frederik Willem de Klerk: Nobel per la Pace. Ex presidente sudafricano.

Mary Robinson: Ex presidentessa di Irlanda.

John Hume. Nobel per la Pace. Partecipò negli Accordi del Venerdì Santo di Irlanda

Albert Reynolds: Ex primo ministro de Irlanda.

Jonathan Powell: Capo Gabinetto dell’ ex primo ministro britannico Tony Blair.

Nuala 0’Loan: Prima Police Ombud in  Irlanda del Nord

Raymond Kendal: ex segretario generale dell’ Interpol.

Betty Williams: Nobel per la Pace per sua opera per superare il conflitto en Irlanda.

Denis Haughey: Assistente de John Hume.

Aldo Civico: Direttore del Centro per la Risoluzione di Conflitti Internazionali nella Università di Columbia

Sheryl Brown: Direttrice di Diplomazia Virtuale, Istituto per la Pace degli USA, Washington DC

Andrea Bartoli: Directora dell’ Istituto per l’ Analisi e Risoluzione dei Conflitti, Università  George Mason, Washington DC.

Alan Smith: Cattedra Unesco in Educazione per la Pace, Università dell’ Ulster.

Christopher Mitchell: Professore emérito de Investigazione di Conflitti. Istituto per  l’Analisi e Risoluzione di Conflitti,

John P. Linstrot, International Peace Research Institute, Oslo.

Hurst Hannum. Professor of International Law. The Flletcher School of Law and Diplomacy. Tufts University. EEUU.

Jon Etchemendy. Provost (chief academic administrator) at Stanford University.

William Kelly. Archive of Humanist Art.


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È stato un vero massacro quello di lunedì 15 novembre, nella finca El Tumbador, municipio di Trujillo, nel nord dell’Honduras. Un esercito di più di 200 guardie di sicurezza del produttore di palma africana Miguel Facussé Barjum, presidente della Corporazione Dinant, ha attaccato con armi di grosso calibro i membri del Movimento contadino dell’Aguán, Mca, i quali avevano recuperato quelle stesse terre da oltre nove mesi. Terre che erano state usurpate loro dal sanguinario impresario per seminare palma africana. 

L’attacco dei gruppi paramilitari ha lasciato un tragico saldo di cinque morti – Teodoro Acosta (45), Ignacio Reyes (50), Raúl Castillo, 45, Ciriaco Muñóz (45) e José Luis Sauceda Pastrana (32) -, uno scomparso – Noé Pérez – e vari feriti, alcuni dei quali sono ricoverati in gravi condizioni. 
“Le guardie di Facussé sono arrivate alle 5 di mattino e hanno intimato ai contadini di abbandonare il luogo. Di fronte al rifiuto di questi ultimi hanno chiamato rinforzi. Sono arrivate più di 200 guardie e senza proferire parola hanno aperto il fuoco con armi di grosso calibro”, ha raccontato Santos Cruz, membro del Mca, alla Lista Informativa “Nicaragua y más” e a Sirel. 
Secondo varie testimonianze, le guardie dell’impresario palmero hanno usato armi da guerra: AK-47, M-16 e fucili R-15. Hanno invaso la proprietà e hanno iniziato a inseguire i membri del Mca per più di quattro ore. Nemmeno la Polizia, che come sempre è arrivata quando la situazione si era calmata e il massacro consumato, è potuta entrare nel terreno, in quanto totalmente controllato e protetto dalle guardie.  “È stato un massacro. Hanno sparato per uccidere. La gente scappava tra le palme, cercando di proteggersi. Ci sono ancora due compagni scomparsi (uno, José Luis Sauceda, è stato poi ritrovato assassinato con tre colpi di R-15 al volto dopo l’intervista ndr) e non sappiamo se si siano nascosti o se siano stati assassinati e i loro corpi sono ancora nella proprietà. Nessuno può entrare. Queste terre sono nostre e le difenderemo”, ha spiegato Cruz

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