HONDURAS: ESPULSI MAGISTRATI

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Quattro magistrati honduregni sono stati destituiti il 5 maggio scorso per essersi opposti al colpo di stato del giugno 2009 contro l’allora presidente Manuel Zelaya. Ieri  Guillermo López, Ramón Enrique Barrios e Luis Alonso Chévez hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza nella sede del paralamento honduregno nella capitale Tegucigalpa. Un’ altra magistrata Tirza Flores, inizierà la protesta mercoledì prossimo trovandosi attualmente all’estero per informare sulla situazione che vive il suo paese. In un intervista apparsa sul quotidiano spagnolo Publico, Tirza Flores, dopo aver denunciato la morte di decine di oppositori al golpe ha dichiarato che “ tutti gli honduregni che stiamo nel  fronte di resistenza e tutta l’opposizione temiamo per la nostra vita. Siamo tutti di San Pedro Sula (bastione dell’ opposizione). Dal golpe del 28 giugno scorso cerchiamo di essere giudici indipendenti applicando l’habeas corpus a tutti gli arrestati. Tutti quelli che hanno adottato iniziative contro gli interessi dei golpisti hanno subito rappresaglie”.


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EGIN DEZAGUN BIDEA (COSTRUIAMO IL CAMMINO)

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Tutto quello che circonda le e i prigionieri politici, i loro famigliari, i loro amici e le loro amiche è più che mai presente nel nostro Paese. La presenza, degna e costante, di questo entourage avvicina agli occhi della società basca la realtà delle e dei prigionieri politici baschi. Prigionieri e prigioniere politiche che si trovano dispersi nelle prigioni dello Stato spagnolo e francese. Con la lampada tra le mani e il fazzoletto al collo, ci hanno reso consapevoli che le violazioni subite dai loro cari sono una tappa da superare. Ci hanno aperti gli occhi, alle stesso modo in cui le Madri e Nonne di Plaza de Mayo fecero in Argentina, ci hanno illuminato e mostrato il cammino. Ora il nostro popolo è pronto a intraprendere la sua strada. Aprendo una nuova fase nella quale i famigliari, gli amici e le amiche delle e dei prigionieri politici non cammineranno da soli e sole. Tra tutti e tutte, costruiamo il cammino.

1. LA POLITICA PENITENZIARIA DEVE SITUARSI NEL CONTESTO DEL PROCESSO DI RISOLUZIONE

L’eccezionale politica penitenziaria applicata alle e ai prigionieri politici baschi risponde a criteri repressivi e di utilità. Un esempio di ciò è la politica di dispersione applicata da più di 20 anni, così come le situazioni d’eccezione che si sono moltiplicate durante l’ultima decada. Mantenere in carcere chi ha compiuto la sua condanna, non liberare le e i prigionieri politici gravemente malati, la scomparsa della libertà condizionata o l’applicazione a stento della libertà provvisionale, l’isolamento o il ricatto costante. Offrendo benefici in cambio di pentimento e nel caso in cui ci si nega, essere punito con misure assolutamente crudeli: isolamento, solitudine, allontanamento, trasferimenti assolutamente arbitrari, attacchi, percosse…

Le misure per rafforzare questa politica d’eccezione si sono via via moltiplicate.

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