I GITANI, UN POPOLO ERRANTE MALEDETTO DAGLI UOMINI… – Chems Eddine Chitour

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Otto giorni fa rimasi estasiato dinnanzi ad un accampamento gitano che si era stabilito a Rouen…Cosa ammirabile è che nonostante siano inoffensivi come agnelli eccitavano l’odio dei borghesi. Questo odio si deve a qualcosa di molto profondo e molto complesso. E’ l’odio che si ha verso il beduino, il filosofo, il poeta, e c’è paura in questo odio. Questo odio mi esaspera, a me che sono sempre a favore delle  minoranze” Gustave Flaubert, (lettera a George Sand)

Mondialisation.ca. Lo scorso 25 luglio un consiglio dei ministri in Francia decise di smantellare la metà degli accampamenti illegali dei gitani in un periodo di tre mesi.  La settimana precedente alcuni di questa “gente di viaggio” avevano commesso atti di vandalismo contro alcuni edifici. Protestavano per la morte di uno di loro abbattuto dalla polizia. Ci fu una reazione delle persone benpensanti che interpellarono il governo. A prima vista si potrebbe pensare che questa misura ingiusta vada nel senso di riannodare con mano dura la sicurezza dopo gli incidenti che si erano verificati durante le scaramucce  con la “gente di viaggio”. Un’analisi più profonda dimostra che questo popolo, che sotto diverse denominazioni si trova nella maggioranza dei paesi europei (inclusa la Turchia) e in America, è sempre stato emarginato e ogni paese ha sfoggiato molta immaginazione  nel cacciare fuori dal “proprio territorio” a queste persone intrattabili le quali vengono accusate di tutti mali della terra.

Chi sono?

La popolazione mondiale dei gitani è tra i 5,8 e 13 milioni di abitanti ripartiti nei dodici principali paesi d’Europa, tra questi anche Turchia con una popolazione tra un milione e un milione e mezzo di persone. La loro religione principale è la religione locale (cattolicesimo, ortodossa, islamica,….) con contributi endogeni. L’origine dei gitani è stata oggetto elle più diverse fantasie. L’ipotesi indiana è l’ipotesi sulla quale si mettono d’accordo la maggioranza degli etnologi ed in particolare sulla provenienza dall’India brahaminica. La distribuzione del loro gruppo sanguineo ABO è coerente con quella delle caste guerriere del nord dell’India. Di fatto, uno studio recentemente pubblicato dalla rivista Nature suggerisce che i gitani sono imparentanti con i cingalesi dello Sri Lanka, anch’essi originari dell’India, da dove alcuni di questi gruppi emigrarono verso la pianura iraniana e Asia centrale dove vengono chiamati kaoulis e djâts.

I gitani arrivarono così in Europa, nell’Anatolia e alle porte dell’ Egitto. Tsiganoi tra i bizantini (da dove proviene la parla zingaro), cingene tra i turchi, i gitani potrebbero, quindi, aver abbandonato il nord dell’India verso il 1000 a.C. ed aver attraversato quello che oggi è l’Afghanistan, Iran, Armenia, e una gran parte del Caucaso e Turchia. L’ emigrazione gitana verso gli Stati Uniti comincia con la colonizzazione, con piccoli gruppi in Virginia e Louisiana. Nel XX secolo le grandi ondate migratorie cessarono con la Prima Guerra Mondiale.

Li possiamo trovare anche nel nord Africa. In Algeria i gitani s’intendevano bene con il piccolo popolo indigeno; le donne chiromanti frequentavano le nostre madri. Molto tempo dopo una canzone di Mouloudji “Mon pote le gitan” (Mio compare il gitano) segnò le nostre generazioni. Si può ascoltare nella pagina web http://www.frmusique.ru/texts/m/mouloudji_marcel/mouloudji.htm .

Il calvario millenario dei gitani

E’ curioso constatare che il popolo gitano, con le diverse denominazioni che ha avuto a seconda del luogo e dell’epoca, è sempre stato oggetto di ostracismo ed incluso di persecuzione da più di un millennio nella misura in cui attraversavano le epoche con abnegazione e attenendosi alla loro identità, la quale hanno cercato di cancellare soprattutto i  paesi europei, ognuno a modo suo. La motivazione utilizzata per giustificare questo approccio è considerare i gitani responsabili di tutti mali in nome della sicurezza.

Thomas Hammarberg, Commissario dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa, ci offre una descrizione senza concessioni del calvario dei gitani: “I diversi gruppi di gitani hanno subito in Europa cinquecento anni di persecuzione vergognosa da quando arrivarono dall’ India alla fine di una lunga migrazione. I metodi repressivi erano i più vari, che andavano dalla schiavitù al massacro passando per l’assimilazione forzata, l’espulsione e l’internamento. Si considerava i gitani poco affidabili, pericolosi, criminali ed indesiderabili. Erano questi stranieri che potevano essere convertiti facilmente in capri espiatori quando le cose si mettevano male e la popolazione locale non voleva assumersi le proprie responsabilità. Dal 1666 Luigi XV decreta in Francia che tutti i gitani devono essere perseguiti e mandati in prigione senza processo.

In Valacchia e Moldavia i gitani vissero in schiavitù per secoli, fino al 1855, anno nel quale finalmente vennero emancipati gli ultimi schiavi gitani. In Spagna un giorno del 1749 vennero arrestati più di diecimila gitani nel quadro di una azione poliziesco militare attentamente pianificata. Secondo un eminente uomo della Chiesa che consigliava il governo, l’obiettivo di questa operazione era “sradicare questa sporca razza che era odiata da Dio e perniciosa per l’uomo”.  (…) Nel secolo XVIII, sotto l’Impero austroungarico, le autorità applicarono la politica di assimilazione forzata. Si separò i bambini gitani dai loro padri e si proibì ai gitani sposarsi tra loro. (…) Nel XX secolo anche i fascisti se la presero con i gitani. Nel 1926 venne pubblicata un circolare che ordinava l’espulsione di tutti i gitani stranieri”

La “Shoah degli zingari”

“Così, nell’ Italia fascista i gitani vennero esposti a discriminazioni e persecuzioni. Molti di loro vennero reclusi in campi speciali, altri furono inviati in Germania o Austria e più tardi sterminati. In Romania il regime fascista della “guardia di ferro” iniziò le deportazioni nel 1942. Come molti ebrei, circa 30.000 gitani vennero deportati in Transistria dove conobbero la fame, le malattie e la morte. Solo la metà di loro riuscì a sopravvivere ai due anni di privazione estrema a cui vennero sottoposti prima che la politica cambiasse”

“Solamente alcune migliaia di gitani sopravvissero in Germania all’Olocausto ed ai campi di concentramento. Ebbero enormi difficoltà per costruirsi una nuova vita  dopo aver perso così tanti membri delle proprie famiglie ed aver visto i loro beni distrutti o confiscati. Inoltre, molti di loro erano vittime di malattie. Nonostante tutto ciò, durante il periodo post-hitleriano non venne resa giustizia a questi sopravvissuti. Lo sterminio di massa dei gitani non attirò l’attenzione del processo di Norimberga, fatto questo significativo. Nel discorso ufficiale venne appena riconosciuto il genocidio dei gitani (Samudaripe ou Porrajmos). Disgraziatamente, questa negazione passiva della sinistra realtà non poteva essere una sorpresa per gli stessi gitani perché per generazioni erano stati trattati come un popolo sprovvisto di storia (…). Si dimenticò un piano precedente ideato dai razzisti nazi il cui obiettivo era mantenere alcuni gitani “di razza pura” in una specie di museo antropologico, mentre altri gitani, in particolare bambini, vennero sottoposti ai crudeli esperimenti medici di Josef Mangele. Venne messa in atto  una politica di sterilizzazione forzata, spesso senza anestesia”

“L’eliminazione sistematica dei gitani iniziò durante l’estate del 1941 quando le truppe tedesche attaccarono l’Unione Sovietica. Erano considerati spie e furono fucilati in massa dall’ esercito tedesco e dalle SS. Nel dicembre del 1942 il regime nazista decise di deportare ad Auschwitz tutti  gitani del “Reich tedesco”. Così vennero costretti a portare sui vestiti un triangolo nero e tatuati con una Z sul braccio. Avevano il tasso di mortalità più alto di tutti di reclusi del campo: 19.300 persero la vita. Di questi, 5.600 vennero gassati e 13.700 morirono di fame, di malattie o a causa degli esperimenti medici praticati su di loro. Si continua a non sapere quanti gitani in totale furono vittime della persecuzione nazista. (…) Secondo i dati del Consiglio di Europa, è molto probabile che questa cifra arrivi al meno a 250.000 persone. Secondo altri studi credibili, più di 500.000 gitani persero la vita e forse molti di più (…)”.

Paradossalmente, la prima metà del XX secolo, epoca di liberalizzazione in tutta Europa, fu la più dura per la “gente di viaggio”. La repressione del nomadismo si coniuga con l’esito delle teorie eugeniste sulla “protezione della razza” negli ambienti scientifici. Di fatto, nessun paese d’Europa si è liberato delle idee razziste. In Svezia, paese neutrale, già nella decade degli anni venti le autorità avevano stabilito un programma di sterilizzazione il cui obiettivo erano fondamentalmente i gitani (e che proseguì fino agli anni settanta). Anche in Norvegia si esercitò pressioni sui gitani affinché si sterilizzassero . Svizzera e Svezia, per citare due democrazie considerate esemplari, stabiliscono una legislazione che ha per obiettivo distruggere la cultura zingara, con l’approvazione o il consenso della maggioranza della popolazione.

In Svizzera il dipartimento federale della giustizia e polizia pianifica nel 1930 il sequestro di bambini maggiori di dieci anni. Nel 1926 la fondazione Pro-Juventute aveva già messo in pratica l’operazione “I bambini della strada generale”, con la quale sequestra a forza i bambini jenische (zingari della Svizzera) per rieducarli in famiglie di accoglienza sedentaria, orfanatrofi ed incluso asili psichiatrici al considerarli “degenerati”. In effetti, il dottor Alfred Siegfried, direttore dell’operazione, considera i jenische geneticamente bugiardi e ladri. L’operazione terminerà in Svizzera solo nel 1972. Il termine zingaro più corrente per designare questo genocidio è Porrajmos, che letteralmente significa,“atto di divorare”. “Nati per rubare” è il titolo del numero 10 del luglio 2008 del settimanale italiano Panorama. “Appena nati vengono addestrati  a rubare, aggredire, mendicare. E se non obbediscono ci sono botte e violenza”, afferma questa rivista. La Svezia pratica una politica simile fino al 1975, la stessa Svezia che dopo le decisioni francesi di espulsione si compatisce il 30 luglio e chiede che “ci si occupi” degli zingari…

Bisogna anche dire che alcuni paesi cercano di fare giustizia per il popolo gitano integrandolo senza distruggere la loro identità. Si può citare un buon esempio di comportamento inverso, scrive Thomas Hammarberg: “Nel 2003 il governo di Bucarest prese la decisione di creare una Commissione dell’ Olocausto che poi pubblicò un dossier sulla repressione e i massacri in Romania durante il periodo fascista. La storia ci da lezioni sulla maniera di fare fronte all’attuale ascesa dell’opposizione ai gitani in alcuni paesi”.

Si può citare un secondo esempio secondo la testimonianza di una Commissione della Assemblea Parlamentare  dove si legge: “La Commissione vorrebbe segnalare un progetto esemplare portato avanti in Turchia a favore dei gitani. Il governo turco invitò rappresentanti  della comunità gitana ad uno scambio di opinioni con il ministro di Stato, Faruk Celik. Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan lanciò il progetto. Il 14 marzo 2010 prese la parola dinnanzi a 15.000 gitani invitati a Istanbul provenienti da tutte le regioni della Turchia per una riunione festiva in uno stadio. Questo avvenimento festivo fu segnato da grandi manifestazioni di allegria e di apprezzamento mutuo.L’obiettivo è migliorare considerevolmente le condizioni di vita dei gitani in Turchia e cambiare il modo di  percepire i gitani da parte dell’opinione pubblica. Il progetto comporterà una serie di misure concrete per rafforzare le possibili offerte ai gitani, come trasporto scolare gratuito, aiuti speciali per gli studi e miglioramento delle condizioni di alloggiamento, cosi come iniziative  che hanno per obiettivo sopprimere la discriminazione rispetto a loro. E’un progetto unico in Europa (…)

Il 26 luglio, Parigi si appellò ai suoi soci europei  a preoccuparsi per la buona integrazione dei loro cittadini gitani. Il giornale di Bucarest Adevarul denuncia il carattere discriminatorio della politica proposta dalla Francia: “Una volta di più, sul fondo della questione zingara l’Unione Europea segnala con dito accusatore alla Romania (…) Inizia Europa ad essere turbata da queste “reti del traffico di bambini, della prostituzione e della mendicità” menzionati da Pierre Lellouche (Segretario di Stato per gli Affari Europei del Governo francese)? Lellouche è tornato a invocare che gli Stati europei  erano responsabili delle azioni dei loro cittadini e che, di conseguenza, la Romania era la prima responsabile  delle azioni dei gitani di Romania, incaricata com’è di velare per la loro buona integrazione. Bene. E adesso? Cosa voleva questo signore? Rimpatriare a forza a chi se n’era andato? In virtù di quale legge? Fermare con la forza ai romani che se ne vogliono andare? In virtù di quale regolamento? I zingari romeni sono tanto europei come il signor Lellouche e dispongono dello stesso diritto a circolare liberamente in seno alla Unione Europea. O questo sta a significare che forse, in un certo qual modo,  Pierre ci sta esortando a portare avanti una politica di discriminazione razziale? Se questi signori europei non sono contenti avrebbero dovuto riflettere sulla questione prima di integrarci nella Unione Europea senza che fossimo veramente preparati a questo. Però questa è un’altra storia…” (1). Nonostante tutte le miserie sopportate, la maggioranza dei gitani continua senza rinunciare alla propria cultura, ne al loro modo di vita. La domanda che potremo farci  è la seguente: perché questo popolo che ha sofferto tanto da sempre e che continua ad esser oggetto di discriminazioni non ha avuto diritto a che venga riconosciuta la sua shoah. Perché non ha diritto ad essere indennizzato? Perché non ha un casa ne il diritto a creare un proprio Stato? Ci viene detto che “l’Assemblea (del Consiglio d’Europa) anima gli Stati membri, che non l’hanno ancora fatto, a presentare scuse alla comunità gitana per le ingiustizie e le sofferenze subite nel passato”. E’ forse un modo di saldare i conti per delle persecuzioni quotidiane e atemporali? Lasciamo concludere a Thomas Hammerberg: “Il discorso di oggi contro i gitani è esattamente uguale a quello che adoperavano i nazisti e i fascisti prima che iniziasse lo sterminio di massa negli anni 30 e 40  . Ancora una volta si stabilisce che i gitani sono una minaccia per la sicurezza e la salute pubblica. Non si fa distinzione alcuna tra un pugno di delinquenti e la schiacciante maggioranza della popolazione gitana. E’un atteggiamento vergognoso e pericoloso”

Ha tutte le ragioni!

(1). La situation des Roms en Europe , le 13 avril 2010, Adevarul 29.07.2010, http://www.courrierinternational.com/article/2010/07/29/les-tsiganes-roumains-sont-des-europeens-comme-les-autres

Fonte originale: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=20540

Traduzione allo spagnolo di Beatriz Morales Bastos: http://www.rebelion.org/mostrar.php?tipo=5&id=Chems Eddine Chitour&inicio=0

 


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