“IL GOVERNO URIBE E’ QUELLO CHE HA SFOLLATO PIU PERSONE”

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Intervista di Isabel Coello del quotidiano spagnolo Publico con Jorge Rojas della Consulenza per i Ditti Umani e Sfollati della Colombia. (CODHES)

Che opinione ha della politica si sicurezza democratica?

Ci chiediamo dov’era la sicurezza democratica per i 2,4 milioni di persone sfollate, secondo dati del Governo, negli anni di Uribe. C’è scurezza, ma per i grandi proprietari della terra, gli industriali, banchieri ed investitori stranieri, però non  può dire lo stesso chi ha dovuto abbandonare le proprie case per l’azione della guerriglia, dei gruppi paramilitari ed incluso delle forze dell’ordine.

La questione degli sfollati in Colombia, è migliorata o peggiorata durante l’era Uribe?

Secondo i dati governativi di Azione Sociale, in Colombia ci sono 3.400.000 persone sfollate, della quali 2.400.000 lo sono state durante il Governo Uribe. Se invece delle cifre ufficiali usiamo i nostri dati, di CODHES e della Chiesa, si sono stati 4,9 milioni di sfollati negli ultimi 25 anni (1985-2009), nei quali si sono succeduti sei governi. Cioè, quello di Urib è il governo che più persone ha sfollato nella storia recente della Colombia. Lo si veda con le cifre ufficiali o le nostre.

Da che zone provengono gli sfollati?

La nostra preoccupazione è che l’economica la promuovono i minerali e le risorse energetiche e la mappa degli sfollati sta coincidendo con questi grandi progetti macroeconomici. Se ne stanno beneficiando imprese in mezzo ad un conflitto. Non dico che le imprese siano coinvolte nella questione delle esodo forzato o nella violenza, però devono ceratmante sapere che le loro operazioni nelle zone del conflitto si stano facendo in mezzo alla violenza, l’esodo forzato e le aggressioni contro la popolazione civile.

Ci sono anche imprese spagnole?

Ci sono molte imprese d diverse nazionalità. Io non ho informazioni dirette su imprese spagnole, però si una preoccupazione su come il governo ed imprese stanno assumendo la questione dei diritti umani quando decidono di investire nel paese..

Come vivono gli sfollati?

C’è un 60% di povertà e un 90% di indigenza tra la popolazione sfollata.

Decine di dirigenti che lottavano per la restituzione delle loro terre sono stati assassinati. Cosa vuol dire questo ?

Che c’è un intenzione da parte dei nuovi gruppi paramilitari di consolidare l’esproprio, assicurarsi il possesso della terra ed imporre uno sviluppo rurale associato alla produzione intensiva della palma agricola e altri prodotti per fabbricare agro combustibili. La restituzione è un diritto. E’procedente quando una persona abbandona la terra per la violenza (anche se conserva prove di aver la proprietà) e questa è presa da altre persone. Bisogna restituirgli la terra. Però è molto pericoloso. Più di 35 leader che lo hanno cercato di fare sono stati assassinati.

Che cosa deve fare uno sfollato affinché gli restituiscano la sua terra?

Tutte le prove a carico sono contro la vittima. C’è un contesto burocratico che rende tutto difficile. E c’è un muro di contenzione dei gruppi armati illegali che rende molto pericoloso imporre richieste di restituzione. La Procura sta cercando 23 impresari e grandi proprietari che, con tutta una serie di arguzie, assassini e esodi forzati, pretesero fare proprie le terre dei contadini del Chocó negli anni 90. La Corte Costituzionale ha paralizzato l’esecuzione di qualsiasi contratto su queste terre, una azione che noi salutiamo.

E l’aggiudicazione delle terre abbandonate che lo Stato per legge deve dare ai contadini? Quanta terra ha consegnato?

Le mafie non permettono che lo stato aggiudichi terre di qualità contadini poveri. Lo Stato ci prova. Un esempio: un gruppo di contadini ricevette il titolo di proprietà dalle mani del presidente della Repubblica, che disse a un di loro: andate è vostra. L’uomo volle andare e lo uccisero e poi un altro e poi forzarono all’ esodo tutta la comunità. Il governo ha requisito due milioni di ettari alla mafia però ha potuto riconsegnare solo tra i 48.000 e 70.000 ettari. Ridicolo. Dimostra l’incapacità dello Stato per democratizzare la terra, nel paese dove l’ineguaglianza è la più grande del mondo. Lo 0,4% dei proprietari possiede il 68% delle migliori terre. Qui sta la radice del conflitto. C’è una mafia incrostata nella incostituzionalità che impedisce qualsiasi avanzamento nella restituzione ed aggiudicazione delle terre. I nuovi gruppi paramilitari sono qui per evitare che questo avvenga.

Questi gruppi nascono in opposizione alla guerriglia?

L’esperienza paramilitare degli anni ’90 è presentata come una grande strategia di lotta alla guerriglia. Però furono pochi i conflitti dei paramilitari con la guerriglia e molti i massacri contro la popolazione civile. Ciò che fecero i paras è il modello della Scuola delle Americhe di togliere il pesce dall’ acqua: disarticolare, creare terrore, assassinare, massacrare, far sparire miglia di civili, con l’accusa che sono la base sociale della guerriglia. Questo non è cambiato. Se negli anni ’90 questi massacri si facevano per controllare l’istituzione politica, ciò che in effetti ottennero i nuovi gruppi paramilitari è controllare ed assicurare l’esproprio ed il dominio su beni e le terre.

Fonte:http://www.publico.es/internacional/331282/gobierno/uribe/personas/desplazado

 


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HONDURAS: MASSACRO E BARBARIE NEL BAJO AGUAN – Giorgio Trucchi

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È stato un vero massacro quello di lunedì 15 novembre, nella finca El Tumbador, municipio di Trujillo, nel nord dell’Honduras. Un esercito di più di 200 guardie di sicurezza del produttore di palma africana Miguel Facussé Barjum, presidente della Corporazione Dinant, ha attaccato con armi di grosso calibro i membri del Movimento contadino dell’Aguán, Mca, i quali avevano recuperato quelle stesse terre da oltre nove mesi. Terre che erano state usurpate loro dal sanguinario impresario per seminare palma africana. 

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“Le guardie di Facussé sono arrivate alle 5 di mattino e hanno intimato ai contadini di abbandonare il luogo. Di fronte al rifiuto di questi ultimi hanno chiamato rinforzi. Sono arrivate più di 200 guardie e senza proferire parola hanno aperto il fuoco con armi di grosso calibro”, ha raccontato Santos Cruz, membro del Mca, alla Lista Informativa “Nicaragua y más” e a Sirel. 
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