ETA: BRUXELLES, RUBALCABA E IL PNV
Continuano le reazioni all’annuncio di ETA diffuso ieri attraverso un video inviato alla BBC e al quotidiano basco GARA. Oggi la portavoce della Commissione Europea, Pia Ahrenkilde, ha risposto ad una domanda sulla reazione della commissione all’annuncio di ETA, affermando che questo annuncio viene accolto con una “speranza prudente” e che la commissione seguirà“da vicino” lo sviluppo della situazione. E’ invece scettico il comunicato del Partido Nacionalista Vasco (PNV) il quale in una nota sostiene che ETA nasconde “attraverso un linguaggio confuso” l’incapacità di assumere il suo “completo fallimento”. Nella nota letta in una conferenza stampa dal presidente del partito Inigo Urkullu, si sostiene che il PNV “rifiuta totalmente un ritorno al passato, ai tempi della dichiarazione di Anoeta” e si avverte ETA che non verrà accettata nessuna “pretesa di tutele politica” da parte della organizzazione armata basca. Sulla stessa linea il ministro degli interni Rubalcaba il quale ha detto il che il governo spagnolo si dichiara “scettico” e considera la dichiarazione di ETA “insufficiente”. Rubalcaba ha etto che ciò che ETA deve fare “è abbandonare la violenza per sempre e siamo ancora molto lontani da questo”. Rubalcaba ha anche aggiunto che il termine “tregua” non vale perché fu la stessa ETA che ruppe questo ambito questa strategia” in riferimento all’ ultimo negoziato del 2006. Allo stesso tempo il ministro degli interni spagnolo sostiene che non si può paralare di dialogo con terroristi perché ETA “non vuole dialogare ma imporre”. Significativo che sia Rubalcaba che il PNV abbiano sottolineato aspetti che nell’annuncio di ETA non compaiono. ETA non rivendica a se ne alla lotta armata un “ruolo garante” come aveva in diversi modi espresso in altri alto al fuoco, ne parla di “tregua” e me che meno di dialogo diretto con il Governo. ETA parla di “cittadini baschi” “agenti politici sociali e sindacali baschi” come protagonisti del processo democratico, parla di attuare “con responsabilità” per favorire questo processo, sostenendo che la “sospensione” delle azioni “armate offensive è stata presa mesi addietro”. In realtà sia PNV che Governo spagnolo adottano questa lettura per argomentare la pressione verso il loro principale problema che è la sinistra indipendentista. Se da un lato il PNV chiede alla sinistra indipendentista di “forzare ETA” all’abbandono delle armi in modo irrevocabile, Rubalcaba insiste nel dire a “Batasuna” che “o lo lascia o non lo lascia (in riferimento a ETA) però bisogna dire a Batasuna che con ETA non va ad entrare nelle istituzioni”. Posizioni di fermezza quindi che hanno l’obiettivo di ovviare e mistificare la situazione, la ormai solita storia di “ETA che entra nelle istituzioni” ovvero impedire che la sinistra indipendentista possa partecipare alle elezioni municipali del 2011, e forse, di prendere tempo in vista di un cambiamento della situazione politica che il movimento della sinistra indipendentista hanno ormai reso irrevocabile.
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