IL NEMICO NECESSARIO

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Nell’ informazione che è circolata sui mas media nei giorni seguenti al annuncio di sospensione dell’ “attività armate offensive”, fatto da ETA, c’era un  luogo comune: i governi spagnoli, al plurale, hanno tante volte intrapreso un dialogo ma ETA lo ha sempre rotto.  Se leggiamo i precedenti processi negoziali ci renderemo conto che chi ha giocato fin dall’inizio con le carte segnate erano stati proprio i Governi spagnoli di turno.  Non che ETA non abbia le sue responsabilità nella rottura di queste conversazioni. Ma  attribuirne interamente la colpa non serve altro che a propagandare l’immagine di un “fenomeno armato” senza radici politiche la cui esistenza  è “la causa del conflitto” e non una lacerante e tragica conseguenza. Semplificare la storia può servire alla propaganda  ma  non alla soluzione duratura dei conflitti. In questo caso che qualcosa non quadri, non serve essere dietrologi per constatarlo. Algeri 1989. Dopo due anni di contatti,  mediazioni internazionali, rappresentati di ETA e del Governo spagnolo dell’allora presidente Felipe Gonzales annunciano l’inizio di conversazioni ad Algeri. Pochi giorni dopo che l’ETA avesse dichiarato una tregua unilaterale di 15 giorni in Iparralde (Paese basco in Francia) viene arrestato tra gli altri Josu Urrikoetexea considerato uno dei degli interlocutori principali di ETA. Quel dialogo tra un’organizzazione armata ed un Governo europeo fini due mesi dopo con un nulla di fatto se non il riconoscimento implicito di ETA come interlocutore per una soluzione del conflitto. 1990. Nelle elezioni legislative spagnole Herri Batasuna ottiene un importante risultato e decide, per la prima volta, di occupare i seggi ottenuti alle Cortes spagnole per favorire, così dissero, “una soluzione dialogata al conflitto”. Il giorno prima dell’ insediamento del nuovo parlamento spagnolo, un commando uccide a Madrid, il deputato di Herri Batasuna Josu Muguruza e  ferisce l’altro deputato Inaki Esnaola. 1998. L’accordo di Lizarra Garazi porta ad una tregua di ETA. Il governo Aznar dopo un primo momento di sconcerto decide di apparire come dialogante accendendo a contatti con quello che definisce,  come “Movimento di Liberazione Nazionale Basco”. Nel aprile del 1999, in piena tregua, polizia e guardia civil irrompono nelle sedi di Herri Batasuna arrestando militanti dell’apparato internazionale. I conttatti tra emissari del Governo Aznar e di ETA, a Zurigo, avranno come unico scopo sondare il terreno…e arrestare pochi mesi dopo, appena rotta la tregua, gli interlocutori e rivelare i mediatori. Marzo 2006 Annuncio di tregua di ETA dopo la proposta di Batasuna di due tavoli negoziali – ETA e Governo su vittime, prigionieri e smilitarizzazione e l’altro tra forze politiche per discutere dei temi politici. Zapatero annuncia disponibilità al dialogo con “i legittimi rappresentanti del popolo” intendendo le forze politiche. Poche ore dopo l’annuncio di tregua viene arrestato il portavoce di Batasuna Arnaldo Otegi definto “come uno degli artefici del’apertura del dialogo.” Non solo. In ottobre il PSOE, oggetto di pressioni da parte del Partido Popular, diffonde un video nel quale mostra di essere stato meno “disponibile sul tema dei prigionieri baschi” che il PP durante la tregua di Lizarra Garazi. Oggi la storia è diversa perché non c’è la disponibilità al dialogo da parte del Governo spagnolo  nonostante la sinistra indipendentista basca abbia deciso di intraprendere il cammino di “un processo democratico senza violenza ne ingerenze”. E proprio in questo frangente quando la sinistra indipendentista ha ottemperato alla storica richiesta di Madrid, rifiutare  “violenza di risposta” come strumento di azione politica che il Governo spagnolo mostra le sue intenzioni. Vengono arrestati alcuni tra i fautori di questa svolta, ed oggi il giudice dell’Audiencia Nacional conferma le accuse; si inasprisce la legislazione elettorale per mantenere illegalizzata la sinistra indipendentista minacciando esplicitamente stesso destino a forze attualmente legali, come EA, che hanno stretto un accordo strategico con la sinistra indipendentista; si proibiscono manifestazioni in difesa dei diritti umani e politici, in primis quello “alla vita”, come è avvenuto sabato 11 settembre a Bilbao, e notizia di ieri, si arrestano 9 persone accusate di essere esponenti del settore duro della sinistra indipendentista “diffusori del messaggio di ETA”, contrari alla sospensione della lotta armata. Esattamente 9 giorni dopo che ETA annunciasse che aveva deciso da tempo di sospendere l’attività armata offensiva. Stessa sorte toccata a Iratxe Sorozabal, definita dal Ministero degli Interni spagnolo il 31 agosto come “nuovo numero 1 di ETA” contraria a una tregua permanente, per poi passare, il 7 settembre, sempre secondo il Ministero degli interni spagnolo ad essere la donna che “ha letto l’annuncio di ETA” sul proseguimento della sospensione delle “azioni armate offensive” messo in atto “da alcuni mesi”. Dopo mesi ad annunciare attentati, sequestri, che non arrivano mai , se il delitto non c’è bisogna inventarlo. E così, tanto per ribadire che “lo stato non è in tregua”, sempre in questi giorni, prosegue la farsa del processo contro Udalbiltza, l’assemblea di consiglieri e sindaci baschi, con testimoni della accusa, tutti poliziotti, tra i quali c’è chi ammette che durante le perquisizioni nella case degli imputati  i documenti venivano sequestrati se erano “scritti in euskara”(sic!). Pugno di ferro fino alla resa incondizionata  o provocazioni per far recedere da un percorso, il processo democratico, dove le forze per la sovranità e progressiste potrebbero  cambiare “il corso della storia”? Verità inconfessabili , come diceva Andres Casinello, militare per tutti le stagioni e governi da Franco a Felipe Gonzales, quando ammetteva di preferire la “guerra alla alternativa KAS”? Del resto non è un mistero, come pubblica oggi il quotidiano spagnolo El Pais, che di questo argomento ha fatto un proprio stile informativo, che il mondo oggi è governato da chi il nemico se lo inventa nel modo più funzionale possibile: “Per questo, quando le più grandi potenze economiche del mondo, che sono anche i maggiori produttori di tecnologia di guerra, dicono che necessitano combattere il nemico in un quadro di permanente guerra preventiva, credetegli, perché dicono la verità. Il nemico lo necessitano più di ogni altra cosa e di nessun altro”.  E lo Stato spagnolo si adegua.


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ETA: UN ANNUNCIO CHE VIENE DA LONTANO E GUARDA AVANTI

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La dichiarazione di ETA diffusa oggi dal quotidiano basco Gara era attesa da settimane.

Anzi, era il serpentone che faceva presenza nei discorsi dei politici e mass media spagnoli e baschi. Una questione che è stata posta da subito è quale novità rappresenti questa dichiarazione rispetto ad altri annunci di cessate il fuoco proclamati nel corso della storia dell’organizzazione armata.

Dal 1975 ETA considerava ineludibile la trattativa sulla base dell’Alternativa Kas, una sorta di processo costituente basco, per arrivare a una soluzione del conflitto. A più riprese veniva sottolineato come questo accordo avrebbe portato a una sorta di ibernazione della lotta armata.

Un aspetto fondamentale era che ETA si  considerava l’interlocutore del governo spagnolo e questa strategia politico-militare del conflitto portò Governo ed ETA a sedersi al tavolo delle trattative ad Algeri dal gennaio ad aprile 1989. Eta dichiarò una tregua unilaterale di 15 giorni per poi annunciare una “la creazione di un periodo di distensione nel conflitto, che propizi il dialogo assunto dalle parti”. La  tregua fu effettiva anche da parte del governo spagnolo.

Fallito il dialogo di Algeri bisognerà attendere il l’aprile del 1996, poco dopo l’elezione di José Maria Aznar, sfuggito miracolosamente a un attentato dell’organizzazione armata, per registrare una tregua “simbolica” di ETA, di una settimana, in occasione della presentazione dell’Alternativa Democratica, una proposta di soluzione al conflitto che, pur riaffermando il ruolo di “garante” per il gruppo armato rispetto a un negoziato sul diritto autodeterminazione del Paese basco, stabiliva che fossero i partiti e forze sociali basche a discutere i contenuti politici dell’accordo.

L’affondo a tutto campo del Governo Aznar contro la sinistra indipendentista, accompagnato da un giro di vite nella politica autonomista e una strategia militare di ETA che compie un salto attentando direttamente ai rappresentati politici del PSOE e del PP, portò alla stipula di un accordo tra la maggioranza delle forze politiche sindacali e sociali baschi, escluse le rappresentanze di PSOE e PP nonché di UGT e CCOO baschi, che si denominerà Accordo di Lizarra Garazi. Prendendo come riferimento il processo di pace in Irlanda del Nord, l’accordo poneva le basi un processo di pace basto sul riconoscimento del Paese basco come ambito decisione.  Una novità importante, perché l’iniziativa risiedeva nelle forze politiche e sociali basche. È in quedto contesto che ETA dichiara una tregua unilaterale il 12 settembre del 1998 che durerà fino al dicembre 1999. In questo periodo, le forze di sicurezza spagnole  francesi metteranno in atto una serie di operazioni sia contro ETA che contro le organizzazioni politiche della sinistra indipendentista. Anche l’accodo di Lizarra Garazi si concluse con una rottura, che però rese evidente come la strategia negoziale in cui ETA si presentava come soggetto  “garante”  fosse un argomento usato strumentalmente dal Governo spagnolo per affermare che non era possibile negoziare accordi politici “con una organizzazione terrorista”. Una constatazione che porterà una riflessione interna al movimento indipendentista basco che dopo anni di trattative segrete con esponenti del PSOE, sfocerà, nel settembre 2004, nella dichiarazione di Anoeta, dove la già allora illegalizzata Batasuna, annuncerà una proposta di dialogo su due tavoli: il primo tra ETA e il Governo per discutere di smilitarizzazione vittime e prigionieri baschi. Il secondo, politico, fra partiti e agenti sociali baschi.

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