FATTI NON PAROLE!!

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Una intervista all’esponente della sinistra indipendentista Arnaldo Otegi in carcere per “per delitti politici” dal 14 ottobre 2009 pubblicata domenica dal quotidiano El Pais, ha provocato numerose reazioni. PNV e PSOE hanno nuovamente coinciso nel chiedere “fatti e non parole” alla sinistra indipendentista. Ambigua richiesta questa perché riferita alla frase di Otegi secondo la quale nel caso di un attentato di ETA la sinistra indipendentista “si opporrà”. Non bastano le prese di posizione i documenti accordi dichiarazioni.  Per Zapatero “meglio queste parole (di Arnaldo Otegi) che quelle di prima (?). Però  le parole hanno il valore che hanno. Ciò che conta sono i fatti”. Ripete alla lettera il dirigente del PNV Andoni Ortuzar : “sono un passo in avanti (le parole di Otegi)che bisogna valutare per la loro chiarezza” ma invitava Otegi a “passare dalle parole ai fatti”.    Anche se nell’intervista, Otegi, ricorda che ETA e la sinistra indipendentista non hanno relazioni organiche, ma la condivisione degli “obiettivi politici dell’indipendenza e del socialismo” e che alla direzione di ETA chiederebbe “una tregua unilaterale, permanente e verificabile dalla comunità internazionale, essendo coerente con la caratterizzazione unilaterale di questa fase del processo e facendosi eco sia della petizione espressa dalla dichiarazione di Bruxelles, sia di quella espressa e sottoscritta dall’insieme di organizzazioni della sinistra indipendentista con altre forze politiche sociali e sindacali” PSOE e PNV chiedono “fatti”. Otegi fu incarcerato assieme ad altri dirigenti della sinistra indipendentista, il 14 ottobre 2009, su ordine del giudice Baltazar Garzon con l’accusa di “riorganizzare Batasuna agli ordini di ETA”, poche settimane prima che venisse annunciato dalla sinistra indipendentista l’assunzione dei principi Mitchel.  I fatti stanno nelle azioni della sinistra indipendentista di questi ultimi mesi e quelli di Madrid nel “avere detenuti per azioni politiche e pacifiche”.


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COLPI DI STATO A LA TURCA

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Una cinquantina di generali e colonnelli turchi in pensione e in servizio sono stati arrestati ieri in una nuova operazione di polizia. Gli arresti sono stati ordinati dai giudici che indagano su due presunti piani di colpi stato, Balyoz (mazza) e Kafes (gabbia). Anche questi golpe rientrerebbero nelle operazioni clandestine di Ergenekon, la cosiddetta gladio turca. I due piani per rovesciare il governo risalgono al 2003 e 2004.

Tra gli arrestati ci sono nomi di spicco della nomenclatura dell’esercito turco. Personaggi di un passato molto recente e che una volta in pensione avrebbero continuato a esercitare pressioni e potere nel tentativo di sconvolgere la vita politica turca. Il generale Ibrahim Firtina (un cognome simbolicamente indicativo, tempesta), comandante dell’areonautica in pensione, già interrogato a gennaio nell’ambito dell’inchiesta Ergenekon. Firtina è stato arrestato a Ankara ma la polizia ha perquisito abitazioni e eseguito ordini di cattura in quattordici città. Tra gli arrestati anche il generale Engin Alan, salito alle cronache per aver guidato l’operazione che nel 1999 ha portato all’arresto del leader del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), in Kenya. Ma Alan aveva già diretto anche l’operazione Yarasa (pippistrello) che portò alla cattura di uno dei comandanti del Pkk, Semdin Sakik. Quindici anni fa Alan era stato attaché militare a Baku e era stato implicato in un tentato colpo di stato contro l’allora governo dell’Azerbajan. In uno dei documenti relativi al golpe ‘Cage’, rinvenuti dalla polizia nel computer del colonnello in pensione Levent Bektas, Alan è definito “partner fidato”.

Il colpo di stato denominato Balyoz è venuto alla luce a gennaio, grazie alle indagini e alle rivelazioni del quotidiano Taraf. Forse il golpe più elaborato, perché oltre al rovesciamento del governo, a diversi omicidi (gli obiettivi erano giornalisti, politici) prevedeva anche un attentato a una delle più grandi moschee di Istanbul durante la preghiera del venerdì. Balyoz aveva anche una sorta di sotto-golpe, denominata Oraj (bufera) che prevedeva l’abbattimento di un jet turco per alimentare i dissidi con la Grecia .

This Year, We Will Liberate our Leader and Kurdistan

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February 15 marks the 22nd anniversary of the abduction of Abdullah Öcalan from the Greek embassy in Nairobi to solitary confinement on Imrali. In addition to Turkey, international powers such as the United States and its allies were directly involved in the PKK leader’s abduction.

L’EVIDENZA DELLA TORTURA

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Il giudice Isamel Moreno dell Audiencia Nacional, che sta istruendo la causa contro 5 persone accusate di appartenere ad ETA,

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