ATTACCHI IRANIANI IN KURDISTAN

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Maxime Azadi, Firatnews. L’Iran tramite l’Iranian Revolutionary Guards Corps (IRGC) ha varcato i confini nell’ Kurdistan iracheno bombardando i villaggi kurdi, causando centinaia di sfollati e molti feriti, inclusi donne e bambini. Tali azioni militari hanno danneggiato irrimediabilmente anche molti terreni adibiti ad allevamento e numerose coltivazioni, compromettendo così l’economia del luogo e la sopravvivenza dei suoi abitanti. E’ fatto noto che il regime iraniano da anni attacca i territori kurdi e come riportato da Cabar Yawer portavoce del ministro dei Perchmergher, dal 2007 ad oggi si sono registrati più di 400 villaggi evacuati a seguito del bombardamenti eseguiti per mano Iraniana e Turca. La situazione si sta aggravando e la popolazione kurda ne sta pagando le conseguenze, i bombardamenti da parte delle forze armate Iraniane hanno provocato 3 morti tra i civili a Qalashin, 3 a Merga Mira e a Zele una donna versa in condizioni disperate a causa delle ferite subite. La Croce Rossa ha fatto inoltre sapere che ad ora il numero degli sfollati è salito a 800.Sin dalla sua fondazione il regime Islamico Iraniano ha violato gli obblighi nazionali ed internazionali. Nonostante abbia aderito a delle convenzioni internazionali chiave nell’ambito dei diritti umani, l’ ideologia del regime commette continue infrazioni senza essere ripreso dalla comunità e dalle istituzioni internazionali. E’ cosa nota alle Nazioni Unite, Europa, Amnesty International e Human Rights Watch, che i kurdi sono vittime di costanti violazioni dei diritti umani.

I kurdi in Iran sono circa 10-12 milioni, sono concentrati principalmente nella parte nord ovest nelle province di Ilam, Kermanshah, Kurdistan, Lorestan e nell ovest dell’ Azarbayjan. La loro identità viene continuamente negata e vengono privati del riconoscimento dei loro diritti sia all’interno del paese, sia a livello internazionale. In primo luogo viene negato loro di studiare nella lingua madre, praticare le proprie religioni e culture liberamente, il diritto alla libertà di aggregazione e di espressione. L’uso della tortura e della pena morte sono all’ordine del giorno e sono perpetrati ai danni dei kurdi al fine di annichilire gli individui e mantenere la popolazione in un clima di terrore.

L’ Iran è uno dei paesi in cui la pena di morte è maggiormente praticata. Secondo i dati raccolti dall’HRW (Human Right Watch), nel 2010 sono state impiccate 388 persone ma i dati ufficiali si discostano di molto dalla realtà e si teme che il numero delle persone condotte alla forca sia di gran lunga superiore.

Il regime islamico sta affermando che le sue offensive militari hanno come obbiettivo le basi controllate dal Free Life Party of Kurdistan (PJAK) nel Kurdistan iracheno. Comunque sia, è chiaro che ci siano forti motivazioni politiche dietro a questi recenti attacchi illegali e bombardamenti nei territori del Kurdistan da parte dell’ IRGC.

Il regime islamico cerca di destabilizzare il Governo Regionale Kurdo, mirando alle basi del PJAK e le altre zone situate lungo i confini. Dopo la caduta di Saddam il regime iraniano si è dimostrato contrario all’autonomia raggiunta dai kurdi in Iraq e preme per un ritorno al passato, attraverso operazioni militari strategicamente mirate. Con le ultime azioni l’Iran vuole prendere il controllo delle zone controllate dai kurdi e cerca di inserirvi i gruppi fondamentalisti radicali islamici per destabilizzare ulteriormente l’area per poter aumentare il proprio potere nei territori Iracheni.

Noi, facciamo appello alla Istituzioni Internazionali, EU, UN, Organizzazioni internazionali per il diritti umani e ONG di prendere misure adeguate e necessarie per condannare tali brutalità. Chiediamo pertanto, che vengano immediatamente arrestate le operazioni militari illegali contro il popolo kurdo.


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PAESE BASCO VERSO UN NUOVO SCENARIO POLITICO

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Pubblichiamo una lettera del presidente del PSE-EE, Jesus Eguiguren, pubblicata oggi dal quotidiano spagnolo El Pais, che ha provocato immediate reazioni da parte dei dirigenti spagnoli del suo partito. Eguiguren, pur essendo presidente del PSE, al governo nella Comunità Autonoma Basca grazie ad un patto con il Partido Popular, ha manifestato in più occasioni il suo dissenso sulla politica di chiusura  nei confronti della sinistra indipendentista basca. Eguiguren è stato protagonista del dialogo con Batasuna fin dal 2002 ed è stato nominato dal PSOE come rappresentante del partito nel dialogo politico del 2006-2007 con Batasuna e PNV. Dopo la presentazione di Sortu, ha sostenuto di essere favorevole a una sua legalizzazione, come del resto hanno fatto i compagni di partito Odon Elorza, sindaco di San Sebastian, e in questi ultimi giorni anche il presidente della CAV, Patxi Lopez. La lettera che oggi pubblichiamo ha già trovato contestazioni da parte del Governo e del PSOE. L’ex ministro della Difesa José Bono ha detto che “Zapatero è più coraggioso che il presidente del PSE”. Il vice segretario del PSOE, José Blanco, che ha detto che non è “una questione di coraggio ma di legalità”. Ramon Jauregui, ministro della Presidenza, e compagno nella direzione del PSE di Eguiguren, risponde che  contro “il terrorismo stiamo facendo le cose con coraggio e bene” . Infine, anche il ministro della giustizia Francisco Caamaño si è affrettato a dire la sua, asserendo che per “il Governo, Sortu è la continuazione di un partito illegalizzato e quindi non può essere iscritto” annunciando un’imminente comunicato del PSE-EE che sancisca la posizione ufficiale del partito. 

POLSO FERMO E MANO TESA – Jesus Eguiguren,

El Pais.“Essere spagnolo non è qualcosa dell’altro mondo”, disse Azaña e gli saltò addosso tutta la destra. Molto prima, Canovas de Castillo disse che “era spagnolo quello che non poteva essere altra cosa”, e gli saltarono addosso i liberali. Io mi sento molto orgoglioso di essere spagnolo, però visto il panorama nazionale mi viene voglia di dire qualcosa di simile. Dopo decenni nei quali la Spagna ha sofferto la ferita sanguinante del Paese Basco, adesso che si intravedono passi decisivi verso la pacificazione, la politica spagnola invece di fare esercizio di responsabilità e prudenza dinnanzi a quanto sta avvenendo, sta vantando la peggiore politica immaginabile. Se si accetta ciò che dice il PP, bene; se si fa ciò che non gli piace, tartassamento e attacco contro il Governo. In materia antiterrorista Zapatero, per mancanza di coraggio, ha optato per non infastidire la destra.

North of Ireland institutions at a defining point

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In March 2007 Ian Paisley and I sat side by side and announced the restoration of the political institutions. It

Il nostro G8 (NoTav a Genova)-Nicoletta Dosio (movimento No Tav)

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 InfoAut. A Genova, il 22 luglio 2001, ci andammo anche noi, quasi un migliaio di persone, dalla Valle di Susa. Era il giorno dopo l’assassinio di Carlo. La nostra opposizione al TAV durava già da oltre dieci anni. Andammo a Genova contro i potenti della Terra, contro quei grandi interessi che, in nome del profitto, volevano trasformare i luoghi della nostra esistenza in corridoi di traffico per le merci e i viaggiatori del mercato globale, desolati inferni di ferro e cemento, dove tutto passa e nulla rimane, negati agli esseri viventi, alla socialità, al lavoro buono e liberato

Ci andammo anche contro la repressione, le cui immagini ci venivano rimbalzate dai telegiornali. La notizia del giovane ammazzato dalle “forze dell’ordine” aggiunse dolore, indignazione e partecipanti al nostro viaggio .

Tra di noi non c’erano solo militanti, ma anche e soprattutto persone comuni, quelli che, attraverso la lotta contro il TAV, avevano acquisito forza , consapevolezza e generosità.

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