KURDI IN PIAZZA, UN FERITO

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Migliaia di kurdi hanno marciato attraverso la città di Hakkari contro l’arresto di 11 persone ma sono stati attaccati dalla polizia turca con gas lacrimogeni e manganelli. Una persona persona colpita alla testa da una bomba gas è stata seriamente ferita. Dopo l’arresto di 10 membri del partito della Pace e della Democrazia e il reporter di DIHA Hamdiye Çiftçi i manifestanti sono rimasti per due giorni di fronte al Palazzo di Giustizia di Hakkari prima di dirigersi verso l’edificio del BDP. Successivamente al breve comunicato, la folla si è dispersa nei quartieri di Pehlivan, Ba?lar e Keklikp?nar, e ha iniziato a protestare contro gli arresti. La folla è stata allora attaccata dalle forze di sicurezza in borghese con bombe a gas. Veicoli blindati chiamati scorpione e carri armati sono stati inviati sul luogo. Giovani manifestanti hanno risposto alla polizia con pietre e hanno eretto barricate nelle strade.Un giovane, C.A, è rimasto ferito alla testa con un colpo da una bomba a gas. Portato al servizio di emergenza dell’ospedale, è stato riportato che C.A è in condizioni critiche. Parlando alla gente il parlamentare del BDP di Hakkari Hamit Geylani ha dichiarato che gli arresti sono un’ingiustizia e ha aggiunto” Persino chiamare un proprio amico in questo paese e’ considerato un reato”.


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Paese basco: voci di pace, arresti nel mucchio

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In una notte di novembre, nei paesi e città del Paese basco, 650 poliziotti e guardia civiles spagnoli, guidati dal giudice istruttore Grande Marlaska, con il seguito di televisioni e giornali, irrompono in 90 abitazioni e centri sociali. 34 ragazze e ragazzi vengono arrestati. Ragazze e ragazzi. I giornali il giorno dopo titolano che Segi l’organizzazione giovanile della sinistra indipendentista, considerata “terrorista” dal Tribunale Supremo spagnolo nel 2007, è stata decapitata. Poi l’omertà, quella per cui la sorte di questi giovani non conta più nulla. La casistica sulle numerose denuncie di maltrattamenti nei commissariati di polizia spagnoli, confermate da organismi internazionali, per i media spagnoli sono invenzioni. Il fatto che una organizzazione giovanile, la più grande le Paese basco, sia stata considerata terrorista pur non utilizzando la violenza come metodo politico, per Governo magistratura e gran parte dei media spagnoli, non è un attacco alla libertà di opinione, ma una misura di “sicurezza nazionale”. Non ETA ma il suo “entorno” vale dire la realtà sociale della sinistra indipendentista basca è il vero pericolo.
I familiari ed amici  viaggiano verso la capitale, dove sono stati trasferiti i giovani.  Con la paura in corpo. Nessuna notizia dei loro familiari. La legge antiterrorismo permette l’isolamento assoluto nelle  mani dei funzionari di polizia per cinque giorni. Madri e padri rimangono da mattina a sera davanti al tribunale speciale dell’ Audiencia Nacional, nel cuore di Madrid, aspettando che i loro figli, dopo essere passati tra le mani di poliziotti e guardia civiles, confermino  dinnanzi al giudice le deposizioni che sono stati costretti a firmare. Quando? Nulla è dato a sapere: Grande Marlaska proibisce dare informazioni sui giovani arrestati. Dopo quattro giorni arrivano i primi 11 che vengono spediti in carcere. Poi altri 12. Per due di loro è libertà su cauzione. Ed infine gli altri 11.
32 inviati nelle carceri spagnole. Nell’euforia “per l’arresto di 34 pericolosi  ragazzi e ragazze indipendentisti baschi”, un veicolo camuffato della guardia civil, con a bordo uno degli arrestati, sfreccia per le vie della capitale spagnola dopo aver eseguito il meticoloso interrogatorio, travolgendo un donna di 84 anni che perderà la vita. Passano due giorni prima che vice sindaco della capitale porga le sue scuse ai figli della donna uccisa.

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