Kukutza o Guggenheim (VIDEO)

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Diagonal. 19 de julio 2011. Marcos Crespo Arnold. Miles de personas marcharon el sábado desde el Ayuntamiento de Bilbao hasta el barrio de Errekalde en apoyo al centro social Kukutza, amenazado por una constructora después de 13 años de actividades.

 El sábado 16 de julio miles de personas respondieron a la llamada internacional del centro social biblaíno Kukutza. Desde el Ayuntamiento marcharon hasta el barrio bilbaíno de Errekalde. Hace 13 años los vecinos ocuparon una fábrica abandonada, haciendo realidad lo que parece un sueño. Kukutza es ilusión y energía colectiva tomando cuerpo, la prueba de que los ciudadanos pueden dotarse, por sí mismos, de todo aquello que precisan, luchando. Ahora nos invitan a pasar las vacaciones allí. Resulta recomendable, aunque sea a costa de perderse el Guggenheim, vivir la experiencia de la autogestión.

A los vecinos les ha dado por montar una escuela de danza flamenca, y otra de danza clásica más algo que llaman dance hall, la única escuela de circo de Bizkaia y uno de los mejores rockódromos según los amantes de la escalada, un local para ensayar teatro y otro para ensayos musicales, biblioteca, un comedor vegano, zona para el trueque y sala multidisciplinar para lo que se tercie (proyecciones, conciertos o una gala de circo). Por haber incluso hay viviendas donde se vive en comunidad. No hay administración pública ni empresa alguna interesada en que algo así exista, no son capaces de crearlo y quieren ahora destruirlo. 

El alcalde Iñaki Azkuna, recientemente, se quitó de en medio. Que se prepare el alcalde, o quien esté presto a sucederle. Como parece no saber de qué va la cosa, recomendó con sorna que se “autogestionen” sus problemas. El Ayuntamiento no estaba para gastar “con dinero de todos” seis millones de euros, dijo tasando el edificio, en el tema de “unos particulares” que nunca se habían dirigido antes a él ni para darle los buenos días, declamaba la semana pasada multiplicando los titulares periodísticos. La ciudad que gobierna tendría otras demandas que satisfacer, y enumeró unas cuantas. El sábado 16 de julio a las seis de la tarde miles de personas se concentraron ante el Ayuntamiento de Bilbao, gritaron “Azkuna: Egun on” y marcharon hacia el barrio de Errekalde.

Según el medio de comunicación los manifestantes fueron unos cientos o unos miles. Calculamos diez mil. Lo cierto y seguro es que el barrio vive, dueño de su pasado, presente y futuro. Como las puertas del gaztetxe están abiertas a todos/as, en su defensa han acudido desde otros barrios de Bilbao y desde centros sociales diseminados por toda Euskal Herria, desde distintas partes del estado, y había quienes procedían de más allá.

Ya terminada la festiva marcha –que fue además un espectáculo artístico de envergadura-, por la tribuna pasó una muestra de la solidaridad internacional que se ha levantado. Los saludos desde el escenario eran acompañados por atronadores aplausos, uno de los muchos momentos emocionantes de esta jornada de lucha. Una vecina tomó la palabra, hay quien suelta un bertso, se lee una lista creciente de centros sociales y entidades ciudadanas que se solidarizan desde todo el mundo, aplausos continuos y “Gora Kukutza” repetidas veces, música abriendo y cerrando.

La piqueta aguarda pero el barrio de Errekalde parece dispuesto a defender lo que han creado y pertenece a tod@s. Quien quiera puede pasar sus vacaciones en Kukutza. Estamos invitados.

Video del Centro Sociale Kukutza

Fonte: http://www.diagonalperiodico.net/Kukutza-o-Guggenheim.html

 

 


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Una  premessa. Il risultato elettorale di domenica 22 maggio nel Paese basco non è esistito, o quasi, sui mass media italiani. Offuscata dalla reminiscenze del “miracolo spagnolo” di alcuni anni fa, o del siamo “tutti Zapatero”, della sinistra nostrana, la realtà di oggi, ma che era anche quella di ieri, riporta a dover fare i conti con una situazione completamente diversa. Una crisi economica da paura, con il 21% di disoccupazione e Zapatero in caduta libera di consensi dopo  aver approvato un pacchetto di misure economiche che colpiscono i diritti dei lavoratori e sono approvate dai banchieri, Botin, presidente del Banco de Santander, il primis. E la sinistra indipendentista basca entra nel panorama istituzionale basco dalla porta grande, nonostante all’ultimo minuto utile, il Tribunale Costituzionale abbia legalizzato la sua presenza attraverso la formula Bildu.

Non è nuovo questo atteggiamento informativo. Negli anni della lotta armata di ETA, il pretesto “terrorista” ovviava  considerare e analizzare in profondità il movimento politico  della sinistra indipendentista che si faceva interprete di una sentire sociale e politico che andava oltre il consenso, di per se significativo, di Herri Batasuna, Euskal Herritarrok o Batasuna. Ciò che non si prendeva in considerazione, per esempio, era quanto sosteneva il poeta spagnolo José Bergamin, che decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita nel Paese basco, dove mori nel 1981, per il quale le province basche era l’unico luogo dove era rimasto vivo e dominante lo “spirito della repubblica” schiacciato dalla genocida regime di Francisco Franco. Un altro dato nascosto o peggio stigmatizzato dalla sinistra italica, era la natura “nazionalista” del movimento indipendentista basco, quando in realtà queste affermazioni trasudano una concezione “grande nazionalista”. Quella che considera, di fatto, i grandi stati nazione come referenti naturali,  quando la loro storia è macchiata dai più grandi crimini che l’umanità abbia conosciuto. Il movimento indipendentista basco si è consolidato come corrente ideologica e politica durante il franchismo con la nascita di ETA, rappresentando un riferimento per tutti quei movimenti che univano la rivendicazione/constatazione della propria esistenza culturale nazionale con la questione sociale e di classe. Un antidoto storicamente radicato che è l’unico veramente capace di fare fronte, sul terreno politico identitario e di classe,  alla canea regionalista xenofoba montante in Europa che si è diffusa anche grazie anche la vuoto politico e di analisi della sinistra “grande nazionalista”. Insomma il silenzio di oggi si basa su una mistificazione di ieri dove la spocchia della intelighentia di sinistra è stata speculare alla arroganza della destra economica e politica egemone ai nostri giorni.

Ci troviamo quindi con  una sinistra, nel cuore dell’ Europa, la cui proposta politica consiste nella centralità delle classi lavoratrici, nel domino della politica sulla economia, nella partecipazione diretta nella vita politica e sociale dei cittadini e cittadine, nella solidarietà interna ed esterna, nella constatazione della pluralità culturale con pari dignità, nella rottura della cultura patriarcale, omofoba e xenofoba… che è diventata maggioranza relativa in termini elettorali, dopo che lo è a livello sindacale e sociale. Visto il panorama politico europeo forse qualche riga in più, un piccolo sforza magari in taglio basso, i mass media, almeno quelli più “sensibili” a certe tematiche lo avrebbero potuto fare.

Il voto.

Nelle  quattro province basche, Bizkaia, Guipuzcoa, Alava e Navarra la settimana scorsa sono stati chiamati alle urne 2.197.000 elettrici ed elettorali per il rinnovo dei consigli comunali e in Navarra anche per la Diputacion Foral, il parlamento autonomo provinciale. I dati della Navarra che utilizzeremo sono quelli della Diputacion dove un maggior numero di votanti ha espresso la propria preferenza. L’astensione è stata di 740000 votanti.

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