Eartquake victims on hunger strike

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Earthquake victims who lost their houses in two major earthquakes that hit the province of Van in 2011, on 23 October and 9 November, went on an alternate hunger strike city early September. The hunger strike of earthquake victims in Anatolia container city is going on for 51 days today.

A group of victims went on a hunger strike after they were ordered to leave the container city despite the fact that they had nowhere else to go after losing their houses and everything else in the earthquakes. Four among them turned the strike to death fast on 12 September after the governor’s office ordered power cut-off in the container city. The four later ended the death fast upon the calls by BDP (Peace and Democracy Party) officials.

Following the power cut, the mosque in the container city was closed and the security staff was also recalled from duty. The container city is currently hosting 120 families made up of 400 people.

Their demands for a permanent solution to their housing problem still remains unanswered.

As the hunger strike in Anatolia container city is still going on, earthquake victims in Tahir Pa?a container city are also facing challenging living conditions, being denied both electricity and water for the last two months.

The 25 families in the container city are suffering from many health problems in the already present severe weather conditions. They are lighting a fire to warm themselves.

Speaking on behalf of the 25 families in Tahir Pa?a container city,  Abdülselam Diler pointed out that officials wanted to intimidate them by denying them shelter, electricity and water. Diler told that they could not evacuate the container city unless they were provided with a house to stay in.

He added that they would also go on hunger strike to voice their demands and to have authorities satisfy them.


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Le ultime parole di ?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran

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?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran insieme ad altri 4 detenuti  curdi, ha lasciato questo messaggio prima dell’esecuzione : Vogliono  che io nego di essere Kurda. Mi hanno offerto una collaborazione. Se avessi accettato avrebbero revocato l’ordine, ma io non ho accettato. “
?îrîn Elemhulî, 4 giorni prima dell’ esecuzione aveva scritto una lettera, nella quale scriveva dei suoi tre anni di detenzione.  Lei  a cui non è spettato nemmeno avere un avvocato difensore  ha scritto di terribili torture e violenze dietro quelle porte di ferro.

“Mi impiccano perchè sono kurda. Ho sofferto in carcere le pene dell’inferno e non so perchè mi abbiamo arrestato e perchè mi impiccano.  Solo perchè sono kurda? Sono nata kurda e solo per questo ho dovuto patire le più terribili violenze e torture.” Lei ha scritto che lo Stato iraniano pretendeva che lei negasse la sua nazionalità. ” Se lo avessi fatto, avrei mentito a me stessa. La mia lingua è il kurdo. Sono cresciuta con questa lingua. E loro non vogliono che io parli o  scriva nella mia lingua.”

La vostra tortura è il mio incubo. Nella sua lettera si rivolge anche ai giudici che non le hanno permesso durante gli interrogatori di parlare in kurdo. Negli anni della detenzione, nel carcere femminile di Ewin ha imparato il persiano. ” E per il fatto che io non sapevo parlare bene il persiano e che voi volevate registrare le mie dichiarazioni nella vostra lingua, non avete capito quello che dicevo.” I maltrattamenti che mi avete fatto sono stati di notte i miei incubi e di giorno il mio dolore. In seguito alle torture avevo durante gli interrogatori terribili mal di testa e in alcune giornate non ce la facevo a resistere. Non riesco più a rendermi conto di cosa succede intorno a me e per ore intere non sono più me stessa. E continuamamente sangue dal naso.  Un’altra conseguenza delle tortura è la perdita della vista e continui capogiri.  E non ho il diritto ad avere una cura. Lei  scrive che negli altri carceri iraniani succedono le stesse cose.  Le sue ultime parole prima dell’ esecuzione: Quello che mi avete fatto, non lo avete fatto solamente a me e alla mia famiglia. Lo so. Queste torture le hanno subito anche  Zeynab Celaliyan, Rûnak Sefazade  e tanti altri Curdi. E le madri curde, con gli occhi pieni di lacrime aspettano per giorni e giorni di vedere i loro figli. Ogni volta che squilla il telefono si tormentano pensando di ascoltare terribili notizie. Mio figlio è stato impiccato…….

Bambini palestinesi svegliati nella notte per essere fotografati – Harriet Sherwood

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         The Guardian». (traduzione Megachip), All’inizio di questa settimana sono andata a Nabi Saleh, un villaggio della

SINDACATI BASCHI: NO A MISURE ANTISOCIALI

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La maggioranza sindacale basca, ELA; LAB, ESK, STEE-EILAS, HENE e Hiru hanno convocato una manifestazione il 12 giugno prossimo, per

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