Posts From Talking Peace
Back to homepageARMI ITALIANE IN TURCHIA 0
Post Views: 3 L’italiana Agusta Westland e la Turkish Aerospace Industries (TAI, di proprietà dello stato) stanno collaborando alla costruzione dell’elicottero da guerra T-129, una versione turca dell’A129 Mangusta International. Agusta Westland consegnerà i primi 9 elicotteri (in totale ne
Read MoreTURCHIA 2012 0
Post Views: 2 Se la coscienza adesso serve come giustificazione per gli arresti ingiusti che si fanno in questo paese, la gravità del punto in cui siamo si fa sentire ancora una volta in modo pressante. Se la menzogna viene
Read MoreDue morti a Diyarbakir: uccisi dalla polizia ? 0
Post Views: 12 Due persone sono morte a Diyarbakir, nel quartiere Kayapinar, questa mattina, 31 dicembre. A quanto si apprende, alle 5 di questa mattina una casa è stata perquisita dalla polizia. Ma questo è l’unico punto su cui tutti
Read MoreEGIN DEZAGUN BIDEA (COSTRUIAMO IL CAMMINO) 0
Tutto quello che circonda le e i prigionieri politici, i loro famigliari, i loro amici e le loro amiche è più che mai presente nel nostro Paese. La presenza, degna e costante, di questo entourage avvicina agli occhi della società basca la realtà delle e dei prigionieri politici baschi. Prigionieri e prigioniere politiche che si trovano dispersi nelle prigioni dello Stato spagnolo e francese. Con la lampada tra le mani e il fazzoletto al collo, ci hanno reso consapevoli che le violazioni subite dai loro cari sono una tappa da superare. Ci hanno aperti gli occhi, alle stesso modo in cui le Madri e Nonne di Plaza de Mayo fecero in Argentina, ci hanno illuminato e mostrato il cammino. Ora il nostro popolo è pronto a intraprendere la sua strada. Aprendo una nuova fase nella quale i famigliari, gli amici e le amiche delle e dei prigionieri politici non cammineranno da soli e sole. Tra tutti e tutte, costruiamo il cammino.
1. LA POLITICA PENITENZIARIA DEVE SITUARSI NEL CONTESTO DEL PROCESSO DI RISOLUZIONE
L’eccezionale politica penitenziaria applicata alle e ai prigionieri politici baschi risponde a criteri repressivi e di utilità. Un esempio di ciò è la politica di dispersione applicata da più di 20 anni, così come le situazioni d’eccezione che si sono moltiplicate durante l’ultima decada. Mantenere in carcere chi ha compiuto la sua condanna, non liberare le e i prigionieri politici gravemente malati, la scomparsa della libertà condizionata o l’applicazione a stento della libertà provvisionale, l’isolamento o il ricatto costante. Offrendo benefici in cambio di pentimento e nel caso in cui ci si nega, essere punito con misure assolutamente crudeli: isolamento, solitudine, allontanamento, trasferimenti assolutamente arbitrari, attacchi, percosse…
Le misure per rafforzare questa politica d’eccezione si sono via via moltiplicate. Read MoreIL KURDISTAN SEPPELLISCE I SUOI MORTI 0
Post Views: 5 Talkingpeace. Le 35 vittime del massacro compiuto dagli F-16 turchi nei pressi del villaggio kurdo di Roboski avevano quasi tutti meno di 40 anni. Diciotto erano ragazzini tra i 12 e i 18 anni. Ieri il Kurdistan
Read MoreOtro «accidente» antidemocrático de Turquía – GARA 0
Post Views: 6 El BDP kurdo calificó el ataque aéreo del Ejército turco, que provocó la muerte de 35 civiles, de crimen contra la Humanidad, mientras que Ankara, que en un primer momento negaba la muerte de
Read MoreLIBERTAD DE EXPRESIÓN Iñaki Egaña 0
Post Views: 10 Hace un mes acepté, sin oponer demasiada resistencia, la oferta que me hacía entonces un diario kurdo. Me pedían un artículo quincenal en el que, grosso modo, contara el proceso político vasco, los acontecimientos que vertiginosamente
Read MoreMODELLO TURCO 0
Talkingpeace.Trentacinque corpi avvolti in coperte di lana, disposti uno accanto all’altro su un sentiero di montagna bianco di neve. Sono le ultime vittime della guerra della Turchia contro i kurdi. Una guerra dimenticata dall’occidente, troppo interessato a dipingere la Turchia come “modello”.
Mercoledì notte F-16 dell’aviazione turca e droni senza pilota (l’ultimo acquisto delle forze armate di Ankara) hanno bombardato i pressi di un villaggio chiamato Roboski (Ortasu in turco) al confine con l’Iraq. Raccontano i testimoni di aver sentito un odore acre di bruciato, di carne bruciata. Gli abitanti di Roboski sono accorsi subito sul luogo, nonostante la neve. Sicuri di quello che avrebbero trovato. Di fronte a loro i corpi mutilati di decine di giovani e uomini, animali sventrati. Racconta al telefono un giornalista kurdo dell’agenzia DIHA di aver sentito un urlo squarciare il silenzio tetro di quella visione: una mamma disperata in cerca dei suoi due figli. Morti entrambi in quel bombardamento. Quel giornalista è uno dei pochi scampati al carcere nell’ultima offensiva delle autorità turche che hanno, in 24 ore, arrestato 49 giornalisti kurdi e di sinistra. Scomodi testimoni della guerra sporca condotta contro i kurdi sia con le armi che con il carcere e la repressione. Scomodi testimoni anche di quest’ultimo massacro.
Le foto dei corpi avvolti nelle coperte delle vittime di Roboski stanno facendo – lentamente – il giro del mondo. E intanto si cominciano a conoscere le biografie di questi uomini che le forze armate turche hanno “scambiato per terroristi”. Read MoreSTRAGE DI CIVILI IN KURDISTAN 0
Post Views: 5 L’esercito turco ha ucciso nella notte tra mercoledì e giovedi almeno 35 civili in un attacco aereo nei pressi del villaggio di Ortasu nella provincia di Sirnak, al confine con l’Iraq. 36 abitanti compresi bambini e studenti
Read More46 giornalisti kurdi e di sinistra in carcere 0
Post Views: 4 Le parole pronunciate qualche giorno fa dal ministro della giustizia turco Sadullah Ergin, assumono oggi un significato particolarmente sinistro, alla luce delle perquisizioni e degli arresti di decine di giornalisti e media liberi kurdi in Turchia martedì
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